Portare il vaccino a domicilio e salvare vite umane con tutti i mezzi possibili. Questo è l’impegno di Lucia Pirolo con la sua Autobianchi 500 Giardiniera del 1972 allestita con la livrea da automedica per portare il vaccino a casa direttamente ai propri pazienti.
Giulio e Lucia Pirolo, papà e figlia, medici di famiglia, ogni giorno con questo storico mezzo stanno andando di casa in casa per vaccinare soprattutto quei pazienti che si trovano purtroppo a letto e particolarmente fragili e non possono quindi spostarsi nei centri vaccinali per effettuare la vaccinazione.
La storia è stata riportata sui social dal presidente del Veneto, Luca Zaia. “Domenica, per esempio – spiega Luca Zaia su Facebook – hanno portato il vaccino a bordo di una Autobianchi Giardiniera a una decina di pazienti, tra cui due signore centenarie che hanno accolto sorridendo l’originale auto, di cui è difficile vedere ancora esemplari”.
🚗 Vaccini direttamente a casa ai propri pazienti, a bordo di una Autobianchi Giardiniera del 1972 allestita con la…
Pubblicato da Luca Zaia su Mercoledì 31 marzo 2021
L’impegno dei due medici, padre e figlia, è quello di portare non solo il vaccino ma anche conforto a molti pazienti costretti a casa “Come già fatto in autunno ed inverno per i vaccini antinfluenzali”, ha concluso Zaia.
La storia di Lucia Pirolo
Lucia Pirolo indossa il camice bianco alle otto del mattino. Se ne libera alle dieci di sera, quando le resta a malapena il tempo di cenare e andare a letto. Questa è la giornata tipo del medico di base Lucia Pirolo, 37 anni festeggiati poco fa. Ha iniziato a anziani che per motivi di salute non possono uscire dalle loro abitazioni.
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La vecchia Cinquecento che porta il vaccino a domicilio
Se ne va in giro per la città e nei paesini della provincia a bordo di una 500 Giardiniera d’epoca, modello Autobianchi, con una croce rossa disegnata sui fianchi per portare il vaccino a domicilio. Lo sguardo è sempre proiettato sull’orologio. «Con una fiala posso vaccinare dieci persone e il tempo a disposizione è di sei ore. Ogni minuto perso deve essere recuperato». Da sola non potrebbe farcela. «Se riesco a lavorare così tanto lo devo a mio padre che mi aiuta a vaccinare, mia madre che mi prepara da mangiare e mio marito che pazientemente mi aspetta per la cena. Alle dieci».