La Procura di Trapani ha notificato l’avviso di chiusura d’indagine. 21 le persone coinvolte in un’inchiesta del 2017 che portò al sequestro della motonave “Iuventa”, che operava in mare in soccorso dei migranti per conto dell’Organizzazione Non Governativa tedesca “Jugend Rettet“.
L’indagine, che ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, si è estesa anche ad altre due ONG: Save the Children e Medici Senza Frontiere con le navi Prudence e Vox Hestia.
I 21 indagati – componenti dell’equipaggio delle imbarcazioni che operavano per le tre ONG, comandanti e membri delle organizzazioni non governative a bordo delle navi – rispondono di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’inchiesta della Procura di Trapani risale a quasi 5 anni fa e nasce dalle rivelazioni di investigatori sotto copertura. In particolare, uno avrebbe lavorato sulla nave Vos Hestia che operava per Save the Children. In particolare gli inquirenti concentrarono le indagini su tre episodi: uno del 10 settembre del 2016, due del 18 giugno del 2017.
Agli indagati si contesta di non aver prestato soccorso ai profughi, come raccontato, ma di aver fatto da “taxi” trasbordando dalle navi dei trafficanti libici i migranti e consentendo poi agli stessi trafficanti, una volta presi a bordo i profughi, di tornare indietro indisturbati. Nell’agosto 2017 la nave di ricerca e soccorso “Iuventa” veniva posta sotto sequestro dalla procura di Trapani, e da li parte l’inchiesta.
Da allora, 10 membri dell’equipaggio sono accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare” in Italia e rischiano fino a 20 anni di carcere.
La procura di Trapani sostiene che durante tre operazioni di salvataggio portate a termine nel 2016 e nel 2017, l’equipaggio della “Iuventa” organizzò la consegna diretta di migranti e rifugiati con i trafficanti, restituendo a questi ultimi le imbarcazioni vuote affinché potessero essere riutilizzate. L’equipaggio della “Iuventa” ha negato tutte le accuse sollevate dall’inchiesta.
Dopo aver sequestrato la motonave i naufraghi attesero sei giorni al largo di Lampedusa, insieme all’equipaggio prima che entrasse nelle acque territoriali italiane.
Negli ultimi anni la procura di Trapani ha intercettato e sorvegliato le telefonate di molti giornalisti per cercare di risolvere l’inchiesta che coinvolgeva la nave “Iuventa”, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con colleghi, fonti e avvocati nonostante non fossero indagati, fonti confidenziali e l’indicazione dei loro movimenti. Questa storia ha fatto discutere dal momento in cui i rapporti confidenziali dei giornalisti con le loro fonti sono protetti dalla legge e perché la sorveglianza telefonica di persone non indagate dovrebbe essere fatta solo in casi rari ed eccezionali.
L’Ordine nazionale dei giornalisti fa appello a Sergio Mattarella. «Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale – afferma il presidente nazionale Carlo Verna – la vicenda relativa all’inchiesta della Procura di Trapani sulle ONg, leggendo le cronache appare di estrema gravità e merita una mobilitazione.
Si esprime anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato dei giornalisti, ha definito un «abuso» le intercettazioni trascritte dalla procura di Trapani.
Immediata la reazione del leader della Lega, Matteo Salvini, da sempre strenuo oppositore delle organizzazioni non governative che operano nel Canale di Sicilia. «Non solo le ombre sulle operazioni di salvataggio della Mare Jonio e le pesanti accuse della Procura di Ragusa – ha detto Salvini – ora i Pubblico Ministero di Trapani chiedono il rinvio a giudizio per altri 24 membri delle ONG. Il sospetto è quello di soccorsi concordati con i trafficanti. Serve chiarezza immediata, occorre contrastare con ogni mezzo lecito il traffico di esseri umani. Ne parlerò al più presto con il Presidente del Consiglio e con il ministro dell’Interno».
Stupiti e sorpresi invece i vertici di Medici senza frontiere: «Dopo anni di indagini – è scritto in un nota – nella sola giornata di ieri, abbiamo ricevuto dalla Procura di Trapani l’avviso di chiusura delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina insieme ad altre navi umanitarie, e la decisione di rinvio a giudizio per traffico illecito di rifiuti».
«Fin dall’inizio – prosegue il commento dell’associazione umanitaria – abbiamo respinto ogni accusa e ribadito la piena legittimità della nostra azione, che abbiamo sempre svolto in modo trasparente, sotto il coordinamento delle autorità competenti e nel rispetto della legge, con l’unico obiettivo di salvare vite umane. Siamo certi che i procedimenti lo confermeranno, ma si apre un altro lungo periodo di fango e di sospetti sull’operato delle organizzazioni in mare, insieme all’ennesimo inaccettabile attacco al diritto al soccorso».
Medici senza frontiere sottolinea di essere scesa in mare nel 2015 «per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di ‘Mare Nostrum’ e rispondere a un inaccettabile numero di morti nel Mediterraneo centrale”. Infatti l’operazione Mare Nostrum prima di essere interrotta, ha salvato più di centomila migranti in mare che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche al territorio italiano e maltese, ed è stata bloccata il 31 dicembre 2014. A spingere per la chiusura fu in quel periodo la Lega, soprattutto Salvini che in un post su Facebbook si esprimeva così:
L’operazione Mare Nostrum ha proprio ROTTO I COGLIONI: altri 4.000 clandestini arrivati, altri scafisti aiutati, altri…
Pubblicato da Matteo Salvini su Lunedì 1 settembre 2014
«Con sei diverse navi umanitarie – conclude la nota , Msf ha contribuito a salvare oltre 81.000 vite in mare secondo il diritto marittimo e in coordinamento con la guardia costiera italiana e le altre autorità competenti. Nel frattempo, abbiamo continuato a fornire assistenza medica sulle navi, agli sbarchi o nelle aree Covid di ospedali, strutture per anziani, carceri e comunità vulnerabili, a supporto del sistema sanitario italiano su diversi fronti!».
Anche Save the Children sostiene in un comunicato di «aver sempre agito nel pieno rispetto delle legge e del diritto internazionale e in costante coordinamento con la Guardia Costiera Italiana. Ribadiamo di aver sempre lavorato solo ed unicamente per salvare vite umane. Siamo fiduciosi che l’intera vicenda, non appena tutti i fatti saranno stati adeguatamente rappresentati e considerati, potrà essere chiarita confermando la correttezza del nostro operato».
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