Alexei Navalny è stato ricoverato nell’ospedale del carcere dove è detenuto per febbre alta e tosse: si teme che possa aver contratto la tubercolosi
Alexei Navalny è il principale oppositore del regime dello “Zar” Vladimir Putin: dal suo ritorno in patria, il 17 gennaio scorso, dopo 6 mesi di ricovero in un ospedale di Berlino per guarire dall’avvelenamento con l’agente nervino Novichok, è in carcere; il suo account Instagram ufficiale nell’ultimo aggiornamento sul suo stato detentivo ha reso noto che il principale oppositore di Vladimir Putin nel Paese ha la febbre a 38.1, una “grave tosse” ed è stato traferito nell’ospedale della prigione: si paventa che possa aver contratto la tubercolosi a causa di alcuni detenuti risultati positivi.
“Già una terza persona del mio squadrone è stata recentemente ricoverata per tubercolosi. Ci sono 15 persone nel distaccamento che l’hanno contratta, cioè il 20% del totale è ammalato. Un numero molto più alto della soglia epidemiologica. Pensate che le sirene delle ambulanze stiano suonando a tutto volume? No, a nessuno importa, i capi si preoccupano solo della questione di come nascondere le statistiche”, si legge nel post Instagram.
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Navalny: “Continuo lo sciopero della fame”
Le precarie condizioni di salute non hanno spento l’ardore battagliero di Navalny che, infatti, ha ribadito che “naturalmente continuo lo sciopero della fame per veder rispettato il mio diritto di essere visitato da medici di fiducia“. Diritto che, però, finora gli è stato negato nonostante lamenti anche forti dolori alla schiena e alle gambe.
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Si profila, dunque, l’ennesimo braccio di ferro tra Navalny e le autorità russe, il che contribuirà ad alzare ulteriormente la tensione tra Usa e Russia, già alle stelle, come ai tempi della Guerra Fredda, dopo che il Presidente statunitense Joe Biden, proprio a seguito del tentativo di avvelenamento di Navalny, ha apostrofato come “assassino” il proprio omologo russo Vladimir Putin, il quale gli ha risposto per le rime: “Chi lo dice sa di esserlo“.