Marina Garbesi, firma storica del quotidiano Repubblica, è morta ieri a Roma, a 62 anni. “Ho bisogno di voi”, scrive alla redazione nel luglio scorso quando scopre di essere gravemente malata.
“Ho bisogno di voi, di tutti voi, siete la mia forza”. Quando nel luglio scorso aveva scoperto di essere gravemente malata, Marina aveva deciso di condividere la redazione di Repubblica sua battaglia. “Mancherò per un po’, devo curarmi, ho la pelle dura, non mi arrendo, tornerò presto”, dice a malincuore la giornalista. Purtroppo però la malattia ha avuto la meglio sulla tenacia di Marina Garbesi, si è spenta ieri, 4 aprire 2021.
È stata una delle più brave croniste di Repubblica, Marina, in quella cronaca nazionale diretta da Nando Ceccarini, in cui era arrivata dalla redazione di Bologna nel 1989. Tenace, determinatissima, sorretta da una scrittura alta, colta, quanto affilata nel dettaglio, Marina quando seguiva un servizio giocava per vincere.
Dai rapimenti che terrorizzavano la Costa Smeralda, l’omicidio di Marta Russo, il giallo di via Poma, le stragi di mafia o la camera ardente di Federico Fellini, il processo contro Vincenzo Muccioli o i misteri del mostro di Firenze, non c’è grande fatto di cronaca che non porti in quegli anni la firma di Marina Garbesi.
Nello stanzone della reazione di cronaca di Repubblica, in cui lavorava Marina, al terzo piano di Piazza Indipendenza, la prima sede ufficiale del giornale, era perennemente invaso da una nube tossica di nicotina. All’appello, in quella stanza che si sfolla, mancano Fabio Corridori e Giuseppe D’Avanzo, Nando Ceccarini, il capo redattore morto l’anno scorso, e Luca Villoresi, scomparso solo qualche giorno prima. Così ieri, Repubblica dice addio anche Marina Garbesi.
Ne esprime il cordoglio un suo collega, Maurizio Crosetti, sul sul profilo Twitter:
“Garbo”, cosi la chiamavamo, era nata a Imola ed era sempre rimasta vicina alle sue radici, legatissima alla mamma e al papà che era stato un comandante partigiano. Poi i trasferimenti a Bologna, a Roma, la passione per la Puglia, dove aveva comprato una piccola casa di pietra bianca e la Sardegna, dove pensava, chissà, di andare a vivere una volta arrivata alla pensione. Amava viaggiare Marina, Iran, Turchia, Yemen, Egitto: tornava carica di racconti, di stoffe, di indirizzi preziosi. E di pietre scovate nei bazar con cui costruiva gioielli che regalava alle colleghe della redazione. Coltivava il ragionamento, lo sguardo che s’allunga dietro le cose, nei fatti cercava la trama nascosta, il risvolto oltre l’apparenza, studiava testardamente il doppiofondo opaco dei misteri d’Italia.
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Anni di lavoro totalizzante che si mescolavano alla vita privata, in giornate che iniziavano con la riunione del mattino indetta dall’allora Direttore, Eugenio Scalfari. Ritiratosi poi dal ruolo nel 1996, dopo vari avvicendamenti, approda nel 2020 l’attuale responsabile di Repubblica, Maurizio Molinari.
Nel 1998 nasce Ludovico, il suo amore più grande. Per Ludovico nel 2001 fa una scelta sofferta: lascia la scrittura sul campo e passa al lavoro in ufficio. Il bambino ha bisogno di lei e i ritmi di un bambino non si conciliano con la cronaca militante. Questa scelta, non sempre fatta di giornate di sole ma di cui non si era mai pentita, iniziò a far parte del Comitato di redazione, dedicandosi intensamente alle battaglie sindacali.
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