Esattamente 27 anni fa veniva ritrovato senza vita il corpo di Kurt Cobain: il leader dei Nirvana si suicidò con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione di Seattle.
Il 5 aprile ricorre l’anniversario della morte di Kurt Cobain, frontman dello storica band grunge Nirvana, considerata ancora oggi tra le migliori della scena alternative rock mondiale. Il cantante e chitarrista statunitense è diventato negli anni una vera e propria icona: secondo la rivista Rolling Stone è stato il miglior artista degli anni Novanta.
Il leader dei Nirvana si uccise nella sua abitazione il 5 aprile 1994, all’età di soli 27 anni, con un colpo di arma da fuoco, un fucile a pompa. A trasmettere per prima la tragica notizia fu un radio locale di Seattle tre giorni dopo il suicidio. Il corpo senza vita dell’artista statunitense fu infatti ritrovato l’8 aprile da un elettricista nella serra del garage, vicino a una lettera. Gli esami tossicologici rilevarono un’altissima dose di eroina nel sangue, mescolata a Valium.
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Cobain aveva già provato a togliersi la vita un mese prima del suicidio mentre si trovava in un hotel di Roma con la moglie Courtney Love e la figlia di due anni: dopo aver ingerito una grande quantità di farmaci fu portato d’urgenza in ospedale e fu salvato. Il frontman dei Nirvana da tempo aveva gravi problemi di dipendenza dalla droga, di cui faceva abuso a causa di una forte depressione.
La sua dipendenza da eroina iniziò col tempo ad allontanarlo dai membri della band e a farlo litigare sempre più spesso con la moglie. Nei mesi prima di morire Kurt Cobain era molto preoccupato che la sua musica venisse strumentalizzata dai media. Nelle sue ultime settimane di vita rifiutò un contratto da 8 milioni di dollari per suonare al festival estivo di Lollapalooza, alimentando le voci secondo cui i Nirvana fossero in procinto di sciogliersi.
L’ultimo concerto dello storico gruppo grunge risale al 1° marzo 1994, a Monaco, in occasione dell’ultima tappa di un tour europeo. Pochi giorni dopo al frontman furono diagnosticate una bronchite e una laringite. Cobain volò così a Roma con la moglie e la figlia per prendersi qualche giorno di riposo: fu proprio nella suite dell’albergo in cui risiedeva che tentò di suicidarsi con un mix di pasticche di Rohypnol mischiate a champagne.
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Dopo una notte passata in coma farmacologico, l’artista statunitense tornò negli Stati Uniti, dove spese la maggior parte delle giornate a drogarsi. Il 18 marzo Courtney Love, preoccupata per il suo istinto suicida, telefonò alla polizia dopo che si chiuse a chiave in una stanza con una pistola. In quell’occasione le forze dell’ordine gli confiscarono l’arma.
Alla fine del mese Cobain accettò di sottoporsi a un programma di disintossicazione a Los Angeles, ma il 1° aprile ritornò a Seattle, dove fu intravisto da diversi testimoni con un aspetto pietoso, per poi far perdere le sue tracce. Il 3 aprile sua moglie, non sapendo dove si trovasse, contattò un investigatore per ritrovarlo e fu diffuso un comunicato sulla sua scomparsa. La mattina dell’8 aprile il corpo senza vita di Kurt Cobain fu poi ritrovato nella sua abitazione.
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