Andrea Carnevale è stato un attaccante molto particolare, dal carattere difficile e dal talento cristallino, è rimasto confinato in Serie C fino a quando una bandiera del Napoli, all’epoca all’Avellino, non ci vede qualcosa di speciale, era Luis Vinicio.
Il suo cammino era stato lastricato dai problemi familiari. Il profetico cognome continuava a fargli brutti scherzi: il padre uccide la madre e va in galera lasciando i 7 figli in balia di se stessi. 5 anni dopo esce e si suicida. Era il 1974 quando questa agonia cominciò. Papà Gaetano, ex manovale delle Ferrovie dello Stato, emigrato per qualche anno in Germania, al suo ritorno a Monte San Biagio fu colto da un raptus di follia e uccise a colpi d’ascia la moglie Filomena. La colse di sorpresa, alle spalle, mentre la donna stava facendo il bucato sul greto di un fiume. Internato al manicomio giudiziario di Aversa, si tolse la vita nell’83. Il destino cominciò a presentare il conto a Carnevale che esce distrutto da questo episodio, come non poteva essere altrimenti, ma il caso vuole che Aversa, dove fu rinchiuso il padre, è sì in provincia di Caserta, ma a pochi chilometri da Napoli, quella che lui stesso anni dopo definirà “L’altra metà del mio cuore”.
L’Udinese credette in lui perchè Carnevale aveva dalla sua un senso di posizione e la capacità di essere decisivo come pochi. Le sedici reti messe a segno da Andrea in Friuli sono il giusto curriculum per presentarsi all’ambizioso Napoli.
Carnevale nel Napoli si impone al meglio risultando uno dei calciatori più amati. Suo è anche il goal che dona lo scudetto agli azzurri, nel 10 maggio 1987, in quello storico Napoli-Fiorentina finito 1-1. Poi la gioia, la Coppa Italia, la Coppa Uefa e il secondo scudetto.
Dopo Napoli torna ad Udine, sua attuale casa, poi Pescara dove finirà la carriera, prima però sosta a Roma, dove viene fermato nel 1991 per doping, il primo grande caso di doping in Italia.
Nell’anno del mondiale nippo-coreano nel 2002 Carnevale viene arrestato per detenzione e spaccio di cocaina. Come molti di quel Napoli il demone della polverina bianca si era impossessato di un uomo molto complicato tanto sfortunato ma che ha grande forza d’animo. Quello scandalo cocaina colpì l’Italia nel profondo, e Carnevale finì agli arresti domiciliari nel 2003 nell’ambito della nota indagine su Vip e droga che ha coinvolto anche Gianfranco Micciché ed Emilio Colombo tra gli altri.
Nel mezzo il matrimonio con la bellissima Paola Perego, nota conduttrice televisiva dalla quale ha avuto due figli (Giulia e Riccardo) per poi divorziare anche a causa delle prime inchieste sullo spaccio di stupefacenti che lo hanno coinvolto.
Carnevale capisce di aver toccato il fondo ed esce da quella storia con una forza d’animo incredibile, si ripulisce e si candida con poco successo al Parlamento Europeo nelle liste dell’Udeur ed entra nel progetto più bello del panorama calcistico nazionale: l’Udinese di Pozzo.
Da due lustri Carnevale va in giro per il mondo a scovare giovani talenti da regalare all’universo calcistico che lo ha reso grande.
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Il giocatore ha così dimostrato che non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta. Un personaggio che si è fatto amare ad Udine e a Napoli, nonostante siano due realtà tanto distanti. Oggi Carnevale è uno stimato dirigente, è stato più forte della cocaina e del fango della stampa.
I suoi fan ricordano su Twitter il famoso giocatore con le sue maglie più importanti:
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