Jonbenét Ramsey è stata uccisa nel 1996 quando aveva solo sei anni: il misterioso omicidio non ha ancora un colpevole. Si tratta di uno dei gialli più controversi nella storia della cronaca nera statunitense.
Il caso della morte della piccola Jonbenét Ramsey, uccisa nel 1996 in Colorado, scosse tutto il mondo. Le indagini sul suo omicidio non hanno mai trovato una soluzione e a distanza di oltre vent’anni la vicenda è rimasta irrisolta, diventando un intricato enigma. La bambina era una reginetta di bellezza statunitense particolarmente nota per il suo aspetto fisico e per aver vinto diversi concorsi. Jonbénet è sepolta nel cimitero St. James Episcopal di Marietta, in Georgia.
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Quando la bambina fu assassinata aveva solo sei anni. Il suo corpo senza vita venne ritrovato avvolto in una coperta, quasi otto ore dopo la denuncia di scomparsa della famiglia, nello scantinato della sua casa, a Boulder, in Colorado. La piccola fu prima colpita alla testa e poi strangolata: l’autopsia rilevò diverse fratture e possibili segni di molestie sessuali.
La bambina sparì il giorno dopo il Natale, la mattina del 26 dicembre: sua madre Paty, dopo essersi svegliata intorno alle 5.30, trovò per terra tre fogli scritti a mano con una penna presente nell’abitazione. C’era scritto che Jonbenét era stata rapita e che sarebbe stata liberata solo dietro un riscatto di 118mila dollari, corrispondente esattamente al bonus natalizio che aveva ricevuto per motivi lavorativi il padre, John Ramsey, noto uomo d’affari. Il testo terminava con la parola “Victory” e un misterioso acronimo (S.B.T.C.).
Fu la polizia, dopo essere stata allertata dai genitori della bambina, a trovare il corpo in seguito a un’ispezione nella casa della famiglia Ramsey. La proprietà, dal valore di mezzo milione di dollari, fu messa sotto sequestro per procedere con tutti i rilievi del caso e avviare le indagini. Dentro l’abitazione non furono trovati segni di effrazione: l’unico punto accessibile da un estraneo sarebbe potuto essere una finestra rotta del seminterrato che non era stata riparata.
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Inizialmente tutti i sospetti degli investigatori ricaddero sui genitori di Jonbenét Ramsey e sul fratellino Burke, di 9 anni, ritenuto geloso del successo della sorellina. Secondo le prime ipotesi il bambino avrebbe potuto uccidere Jonbenét dopo una lite e i genitori avrebbero poi potuto coprire la tragedia inscenando un finto rapimento. In alternativa sarebbero potuti essere loro stessi i responsabili dell’omicidio, a causa di un ipotetico scatto d’ira.
Tali tesi tuttavia non furono mai supportate da alcuna prova. Inoltre il movente per cui la famiglia Ramsey avrebbe dovuto uccidere la piccola, con annessa la messinscena con la richiesta di riscatto, non fu mai individuato. Arrivò un parziale scagionamento nel 2003, quando dal Dna prelevato dai vestiti della bambina fu estratta una traccia che non apparteneva a nessuno dei familiari, ma a un soggetto di sesso maschile. Nei database dell’Fbi non fu però trovata nessuna corrispondenza.
Tre anni dopo, nel 2006, un insegnante di 41 anni a processo in California per pornografia infantile confessò l’omicidio di Jonbenét dichiarando di averla drogata, violentata e infine uccisa accidentalmente. Il suo Dna tuttavia non corrispose alla traccia trovata negli indumenti della piccola vittima. Inoltre i familiari dell’uomo dichiararono che nel Natale del 1996 si trovavano insieme a lui e che quindi non avrebbe potuto compiere il brutale omicidio. Le forze dell’ordine continuarono a monitorare la sua posizione senza mai trovare alcun elemento probatorio.
Nel 2008 la famiglia Ramsey fu definitivamente prosciolta per mancanza di prove. Diverse cause per diffamazione furono poi depositate contro gli organi di stampa. L’anno successivo il caso fu però riaperto dal nuovo procuratore distrettuale della Contea e i genitori di Jonbenét Ramsey tornarono al centro delle indagini. La famiglia d’altro canto, continuò ad affermare che il crimine fu commesso da un intruso. Il caso della reginetta di bellezza statunitense non fu mai risolto per l’assenza di qualsiasi prova verso la famiglia o altri possibili indiziati, perciò ancora oggi l’identità dell’assassino è sconosciuta.
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