Secondo l’Unfpa, l’agenzia Onu responsabile della salute sessuale e riproduttiva, il Covid-19 ha contribuito a rendere più complicato l’accesso ai contraccettivi: nell’ultimo anno si sono registrate 1,4 milioni di gravidanze indesiderate nei Paesi a basso e medio reddito.
A causa della pandemia e dei lockdown causati dalle misure di prevenzione dal Covid-19, durante il 2020 circa 12 milioni di donne in 115 Paesi a basso e medio reddito hanno perso l’accesso ai programmi contraccettivi e ai servizi di pianificazione familiare, generando così 1,4 milioni di gravidanze indesiderate. Lo rende noto l’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione che ha la missione di “creare un mondo dove ogni gravidanza sia desiderata, ogni nascita protetta e dove ogni giovane possa sviluppare il proprio potenziale”.
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Covid, gravidanze indesiderate in aumento: l’analisi dell’Unfpa
Lo studio dell’Unfpa è aggiornato al mese di gennaio 2021. Natalia Kanem, direttore esecutivo dell’agenzia, ha sottolineato l’importanza vitale di garantire la continuità di salute riproduttiva anche in tempi di pandemia: “Dobbiamo consentire alle donne e alle ragazze un accesso continuo ai medicinali per la salute materna e ai metodi contraccettivi”, ha spiegato la dottoressa. Nel report si legge che a causa del nuovo coronavirus gran parte dei sistemi sanitari mondiali sono stati costretti a dirottare nella lotta contro il Covid-19 le risorse dedicate ai servizi di salute riproduttiva.
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Allo stesso tempo le limitazioni legate alla mobilità e la paura di recarsi nelle strutture ospedaliere, col pericolo di contrarre l’infezione, hanno contribuito a una drastica riduzione nella fruizione dei sistemi sanitari da parte delle donne. Come conseguenza, una media di circa 12 milioni di donne nell’ultimo non sono state in grado di accedere ai servizi di pianificazione familiare. Nello studio dell’Unfpa viene sottolineato che ancora troppi Paesi continuano a incontrare ostacoli nella fornitura dei metodi contraccettivi e che il Fondo proseguirà il suo lavoro per far sì che i bisogni delle donne in età riproduttiva siano inclusi tra le priorità dei governi.