Il leader della Lega Matteo Salvini è parte offesa nel processo contro i 99Posse, accusati di aver postato un video su Facebook e su YouTube con frasi offensive contro l’ex ministro.
I fatti risalgono al 2015, quando i 99Posse postarono su Facebook e su YouTube un video dove Marco Messina, uno dei fondatori del gruppo affermava: “Il 28 tutti in piazza contro Salvini. Perché Salvini è come si dice a Napoli una lota e deve essere preso a calci nel deretano ogni volta che mette piede nelle strade della città”. Salvini è stato ascoltato a Napoli come teste nell’ambito del processo.
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Nel corso dell’udienza, così come riporta il Corriere del Mezzogiorno, che riporta il leader della Lega un po’ critico nei confronti delle domande della difesa e richiamato dal giudice per l’uso del linguaggio, Salvini ha riferito al Pm il racconto di quella giornata: “Ricordo che era una delle prime manifestazioni organizzate a Roma nel 2015 clima era abbastanza caldo. C’erano. migliaia di poliziotti e carabinieri, gabbie e transenne. Quando si parla di calci nel sedere, di Salvini che non ha diritto di entrare in città, di razzismo non si fa critica politica ma altro […] Era una manifestazione nazionale contro l’allora governo Renzi; contemporaneamente fu convocata contromanifestazione da centri sociali e antagonisti. Quando si parla di calci io non interpreto ma segnalo. Il video dei 99 Posse mi fu segnalato. Il video risaliva a diversi giorni prima e contribuì a creare un clima di tensione” qui il giudice chiede in aula in modo cortese a Salvini di non emettere giudizi: “Lei deve ricostruire l’oggetto della querela, non dare giudizi perché quelli spettano al tribunale”. L’udienza si è svolta alle ore 14 a Napoli.
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Salvini ha poi ricostruito a suo modo la soluzione per mettere fine al processo, dichiarando, alla fine dell’udienza: “Se chi mi ha minacciato e insultato chiede scusa e fa una donazione di 1000 euro ad una associazione di volontariato di Napoli, da quelle per i disabili a quella di Pino Maddaloni, la causa si può chiudere qui […] perché i Tribunali hanno cose più importanti delle quali occuparsi”.