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Un sopravvissuto all’Ebola potrebbe aver dato vita ad una nuova epidemia

Published by
Francesco Serra

Una nuova epidemia di Ebola preoccupa la Guinea, come riporta il The New York Times il virus potrebbe essere una sequenza genetica sopravvissuta all’epidemia in Africa occidentale del 2014-2016.

MONROVIA, LIBERIA – FEBRUARY 02: Health workers in protective clothing await patients in the outpatient lounge of Redemption Hospital, formerly an Ebola holding center, on February 2, 2015 in Monrovia, Liberia. Most hospitals and clinics have re-opened, as the Ebola epidemic wanes. The virus has killed at least 3,700 people in Liberia alone, the most of any country, and nearly 9,000 across in West Africa. (Photo by John Moore/Getty Images)

Una scoperta sensazionale che gli studiosi hanno accolto in maniera quasi incredula, dopo aver studiato il sequenziamento genetico di campioni di virus prelevati dagli attuali infetti nel corso della nuova epidemia. Il virus potrebbe essere stato ospitato per più di cinque anni all’interno dell’uomo sopravvissuto all’Ebola, che lo avrebbe poi trasmesso tramite un rapporto sessuale. Fino ai nostri si riconosceva al virus una capacità di sopravvivenza di 500 giorni.

“È uno storditore”“Questo è un fenomeno straordinario.”, ha detto affermato in  una intervista il Dottor William Schaffner, esperto di malattie infettive alla Vanderbilt University (non coinvolto nella ricerca). La pandemia in Guinea è uscita allo scoperto a gennaio e si contano già 9 morti e 18 contagiati.

La precedente in Africa occidentale (2014-2016) aveva contagiato più di 28.000 persone e causato la morte di 11.000 persone con i sopravvissuti lasciati a fare i conti con la paura degli strascichi e delle conseguenze del virus. La nuova scoperta degli studiosi non esclude la possibilità ci siano altri focolai in diverse regioni e che probabilmente  la trasmissione abbia origine animale, ma non si esclude però che il virus possa essere stato trasmesso da alcuni sopravvissuti all’Ebola.

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Il Dottor Schaffner, parlando della soluzione possibile per stanare l’epidemia ha dichiarato che bisognerebbe “vaccinare gran parte dell’Africa equatoriale contro l’Ebola”. Secondo lo studioso andrebbero vaccinati anche i soggetti che vivono nelle zone non interessate dai focolai. Oggi esistono diversi vaccini efficaci, come quello di Merck o quello realizzato da Johnson & Johnson.

MONROVIA, LIBERIA – FEBRUARY 02: A nurse administers an injection on the first day of the Ebola vaccine study being conducted at Redemption Hospital, formerly an Ebola holding center, on February 2, 2015 in Monrovia, Liberia. Twelve people were given injections Monday, out of a planned 27,000 people in the Monrovia area. The clinical research study is being conducted jointly by the U.S. National Institutes of Health (NIH), and the Liberian Ministry of Health. The Ebola epidemic virus has killed at least 3,700 people in Liberia alone, the most of any country, and nearly 9,000 across in West Africa. In background of photo is Dr. Clifford Lane, Clinical Director of the U.S. National Institute for Allergy and Infectious Diseases. (Photo by John Moore/Getty Images)

Anche nei guariti da Ebola è possibile rintracciare il virus in alcune parti del corpo, tra cui l’occhio, il sistema nervoso centrale, il virus può nascondersi, come dimostrano gli studi, ma non si credeva che il virus potesse resistere per così tanto tempo.

“Non abbiamo idea di quanto frequentemente ciò possa accadere”, ha affermato il Dottor Schaffner ribadendo il fatto che alcuni studi stanno ancora cercando di fare luce su casi del genere – “Come potete immaginare, non è facile studiare di nascondere virus in siti immunologicamente privilegiati, come i testicoli, l’occhio e, raramente, il sistema nervoso centrale. Questi non sono luoghi accessibili per uno studio facile.”

Il rapporto dei ricercatori

Le sequenze genetiche di campioni del virus dell’attuale epidemia sono state comparate a quelle dell’epidemia 2014-16, i ricercatori, come trascritto nel rapporto, sono giunti alla conclusione che le sequenze sono “strettamente connesse”. Il report è stato curato dal Ministero della Salute della Guinea, dal Pasteur Institute senegalese, dell’Università di Edimburgo, dell’University of Nebraska Medical Center e dalla società PraesensBio.

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“Ci sono pochissimi cambiamenti genomici, e perché questi si verifichino, il virus deve moltiplicarsi” – “Penso che il virus sia in letargo per la maggior parte.”, ha confermato il Dottor Schaffner. “Tra le altre cose, vi mostra quali brillanti intuizioni il sequenziamento molecolare dell’intero genoma può fornire […] Fino a questo momento, tutti noi pensavamo che l’epidemia attuale fosse una conseguenza della trasmissione dalla natura, dai pipistrelli. Ma probabilmente proveniva da un serbatoio umano.” 

Michael Wiley, virologo dell’University of Nebraska Medical Center e amministratore delegato di PraesensBio, ha affermato che l’epidemia potrebbe essere una continuazione della precedente. Anche perché le infezioni persistenti e la trasmissione sessuale sono già state riconosciute durante l’epidemia dell’Africa occidentale e durante una epidemia nella Repubblica democratica del Congo.

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Thomas Skinner, portavoce del  Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie ha dichiarato che: “CDC ha esaminato i dati di sequenziamento dei campioni prelevati durante l’attuale epidemia in Guinea. Anche se non possiamo essere certi al 100%, CDC concorda sul fatto che i dati supportano la conclusione che i casi nell’epidemia in corso sono probabilmente collegati a casi nell’area durante l’epidemia di Ebola dell’Africa occidentale del 2014-2016. Questo suggerisce che l’epidemia è stata probabilmente iniziata da un’infezione persistente, un sopravvissuto, e non una nuova introduzione del virus dal serbatoio animale. Mentre abbiamo visto focolai nella Repubblica Democratica del Congo legati ai sopravvissuti, il periodo di tempo tra la fine dell’epidemia 2014-2016 e l’emergere di questa epidemia è sorprendente e sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio la complessa epidemiologia dell’Ebola”.

 

 

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