Ieri sera a Teheran si è svolta una conferenza commerciale sulla cooperazione internazionale tra Iran e Siria, alle presenza di alti funzionari di entrambi i Paesi. Ma continuano le orribili violazioni dei diritti umani in entrambi i Paesi.
La conferenza commerciale è stata presidiata dal vicedirettore dell’organizzazione industriale, mineraria e commerciale di Teheran Houshang Rezaei Samarin, dal il direttore generale del ministero del Lavoro, delle cooperative e della previdenza sociale per gli affari interni Ali-Hossein Shahrivar, addetto commerciale siriano a Teheran Ahmad Khamis, e Hamid Hosseini, membro del consiglio di amministrazione della Camera di commercio.
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Ali-Hossein Shahrivar ha affermato, all’interno della conferenza che “fino a quando ci saranno restrizioni alle relazioni commerciali tra Iran e Siria, non sarà possibile investire e attuare grandi progetti […] Dopo aver risolto i problemi di base, in particolare nei settori della logistica e delle banche, gli standard internazionali dovrebbero essere presi in considerazione per lo sviluppo delle esportazioni e delle relazioni commerciali tra le due parti”. I due Paesi hanno discusso per l’abbattimento delle barriere per gli scambi, dall’una e dall’altra parte. L’amministratore delegato di MPSIran Sina Sanjari, ha dichiarato: “La Siria sta attraversando un periodo di stabilità e questo ha presentato molte opportunità nei settori della ricostruzione delle infrastrutture e dello sviluppo commerciale per le aziende iraniane, quindi la conferenza sul commercio e la cooperazione economica Iran-Siria si è tenuta per fare un passo verso lo sviluppo di una maggiore cooperazione economica tra i due paesi”.
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Stabile ad oggi per entrambe le parti è un aggettivo che non si confà certamente ai due Paesi, visto che le violazioni dei diritti umani continuano a susseguirsi senza alcun riguardo, sotto gli occhi dei due leader, soprattutto nei confronti dei manifestanti. Amnesty international ha in tal senso accertato numerose violazioni mai interrotte e perseguite in modo costante. Basti pensare che Freedom House classifica l’Iran, (dove vengono spesso eseguite condanne a morte sugli attivisti) come Paese “not free” con un punteggio di 17 su 100 e la Siria, comunque “not free” con un punteggio di 0 su 100, dove i diritti civili vengono continuamente calpestati, così come quelli politici, vedasi il caso dei bambini detenuti nel campo di al-Hol, spesso feriti e in condizioni disumane.
Per ultimo l’appello dell’Unicef: “Chiediamo a tutte le parti in conflitto in Siria di permettere l’accesso umanitario senza ostacoli per fornire assistenza e cure ai bambini e alle famiglie, compresi coloro in luoghi di detenzione”.
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