Cos’è Vox Diritti, L’osservatorio italiano sui diritti?

Vox Diritti ha lanciato una mappa che descrive l’orribile ondata di intolleranza e odio in Italia. Ma cos’è e di cosa si occupa l’osservatorio italiano sui diritti?

(Fonte immagine: profilo ufficiale Vox Diritti, Facebook)

Vox Diritti è l’osservatorio italiano sui diritti, un’associazione no profit nata per tutelare e promuovere i diritti tramite diverse battaglie, fondata dalla giornalista Silvia Brena e dalla costituzionalista Marilisa D’Amico, ne fanno parte antropologi, giornalisti, medici, avvocati e sociologi. Sul proprio sito web, uno spazio aperto di confronto e condivisione, “Vox” esordisce così sulla questione diritti: “Troppi, ancora, sono i diritti oggi negati. Troppo alta, la mancanza di consapevolezza che attraversa ancora la società civile sulla necessità di tutelare quelli che sono i fondamenti del patto sociale che tutti noi cittadini abbiamo siglato. Eppure, se non si è coscienti dei propri diritti, la strada dell’emancipazione si fa lunga e impercorribile. Parlare di diritti oggi significa affrontare temi delicati e nevralgici del nostro vivere comune, temi che toccano da vicino la possibilità di costruire una società giusta, equa, etica. Parlare di diritti oggi significa difendere la possibilità di un vivere civile più alto e consapevole, come la nostra Costituzione sottolinea e garantisce.”

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Vox Diritti “la mappa dell’odio”

Una mission quella dell’osservatorio che si prefigura fin da subito alla tutela dei diritti. Salvaguardarli e portale alla luce le discriminazioni presenti nel nostro Paese, un obiettivo che ha dato vita alla “mappa dell’odio”, oggi arrivata al quinto capitolo, nell’era della pandemia e della comunicazione sul web l’intolleranza sembra non avere freni, pur diminuendo le esternazioni offensive nell’anno della pandemia.

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“Al suo quinto anno di rilevazione, la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani – cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono (e quindi per la maggiore “libertà di espressione” ) e per l’interattività che garantiscono.” annuncia il report – precisando che “Isolati e impauriti come siamo stati, i social sono diventati per molti di noi terreno privilegiato di incontro e a volte di scontro: ambienti pervasivi e totalizzanti, dove prendono vita le principali dinamiche relazionali di molte persone, sia per quanto riguarda il lavoro che la vita privata. Colpisce, quindi, il dato principale. Lo hate speech è diminuito in modo notevole rispetto al 2019. E anche se il periodo preso in esame nella rilevazione di quest’anno è più lungo, il dato è comunque importante. […] Nel corso delle due rilevazioni del 2019 (periodo marzo – maggio e novembre – dicembre), erano stati raccolti un totale di 215.377 tweet nel primo caso, dei quali 151.783 negativi, mentre nel secondo caso 268.433 tweet, dei quali 179.168 negativi (il 70% circa vs. 30% positivi nella prima rilevazione; il 67% circa vs. 33% positivi nella seconda rilevazione). Nella rilevazione del 2020 invece (periodo marzo – settembre), sono stati raccolti un totale di 1.304.537 tweet dei quali 565.526 negativi (il 43% circa vs. 57% positivi). Quello che emerge è una decrescita significativa dei tweet negativi rispetto al totale dei tweet raccolti. […] La diminuzione indica uno scenario diverso e una mutazione in corso, rispetto agli anni passati: la rilevazione per esempio dei picchi di odio indica una recrudescenza importante e un accanimento (rilevato anche dal numero di tweet) che parrebbero evidenziare un uso diverso dei social. Un uso, quasi più “professionale”, dove circoli e gruppi di hater concentrano la produzione e la diffusione di hate speech.

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Il report: I picchi d’odio

Come si legge nel report i picchi di odio sono arrivati in concomitanza con alcuni eventi importanti:

In generale – si legge nel report – “i picchi più alti di parole e linguaggi d’odio si sono avuti: Nei confronti dei musulmani in seguito al rilascio e al ritorno in Italia della cooperante Silvia Romano, così come in seguito all’attacco a Reading il 20 Giugno 2020. Contro gli stranieri, durante il periodo estivo, nel quale si sono concentrati gli sbarchi di nuovi migranti. Contro gli ebrei, in occasione del 25 aprile e soprattutto del compleanno di Liliana Segre in settembre.”

Fonte report: “www.voxdiritti.it”

 

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