Le indagini di Lolita Lobosco, la nuova fiction di Rai 1. Luca Miniero, il regista della fiction: “Si tratta di un lavoro di squadra, quando ho letto i romanzi di Gabriella Genisi ho trovato molte cose che hanno colpito la mia attenzione: un racconto dell’Italia di provincia”.
Luca Miniero, il regista de “Le indagini di Lolita Lobosco”, si è raccontato in un’intervista a Youmovies.it. La fiction verrà trasmessa su Rai 1 per quattro domeniche e parlerà di Lolita Lobosco, vicequestore del commissariato di polizia di Bari. La donna si troverà in un mondo in cui i maschi hanno il potere, ma Lolita sceglierà di restare sé stessa senza reprimere il suo fascino e la sua bellezza, anzi inizierà una vera e propria battaglia per combattere i pregiudizi. La fiction è tratta dai racconti di Gabriella Genisi.
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Luca Miniero, l’intervista per Youmovies.it
Luca Miniero ha parlato della scelta specifica di portare in tv i romanzi di Gabriella Genisi: “Si tratta di un lavoro di squadra. Sono stati i produttori della serie Tv, Luca Zingaretti e Angelo Barbagallo, a propormelo. Quando ho letto i romanzi di Gabriella Genisi ho trovato molte cose che hanno colpito la mia attenzione: un racconto dell’Italia di provincia o comunque del sud, che ho trovato molto originale in quanto non stereotipato. Anche il personaggio di questa donna, Lolita per l’appunto, in bilico fra tradizione e cambiamento, mi è sembrato molto interessante per una trasposizione televisiva”.
La scelta di affidare il ruolo di protagonista a Luisa Ranieri: “Luisa Ranieri, seppur non l’ho scelta propriamente io, in quanto sono stati loro a scegliere me, è stata una parte importante per la creazione del progetto. L’avrei scelta comunque perché secondo me incarna molto bene questo sud, dall’animo dolce, ma nello stesso tempo invaso da una modernità che non ne cancella le differenze e le peculiarità. Inoltre Luisa è una grande attrice, la sua più grande abilità sta nel riuscire ad essere sia emozionante, sia divertente. In passato mi era già capitato di lavorare con lei, ritrovarla per me è stato molto piacevole. Luisa riesce ad incarnare questo personaggio in modo assolutamente spontaneo per la sua femminilità, ma anche per la sua capacità di dimostrare nel personaggio quell’autorevolezza che necessita, dato che stiamo parlando di un vicequestore. La sua bellezza, in un posto dominato dagli uomini, diventa un conflitto molto interessante che mostra la fragilità del personaggio di Lolita, proprio come lo aveva immaginato Gabriella Genisi: una donna alla ricerca dell’amore, un amore che non trova, ma soprattutto una donna che non si accontenta delle scelte sentimentali facili.”
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Luca Miniero svela come mai ha voluto produrre una serie tv poliziesca nonostante lui abbia sempre preferito le commedie: “Io credo che il poliziesco sia solo un pretesto per raccontare con leggerezza, e dunque con la commedia, le tensioni di questa donna e in qualche modo anche le sue relazioni, non solo sentimentali, ma anche con la famiglia. Tutti gli attori sono al servizio di un racconto che non è né commedia né melodramma, ma un racconto di verità che succede in un posto del sud: Bari, altro protagonista della serie. Non credo che un regista debba avere uno specifico, questo accade solo in Italia, dove i registi sono etichettati dai loro successi. Penso che un regista abbia la possibilità di spaziare in ambiti diversi. Forse più del cinema la serie tv consente di usare dei colori diversi nel racconto”.
I retroscena tra il rapporto che si instaura tra regista e attore: “Il legame tra l’attore e il regista è un rapporto di collaborazione. Per quanto sia il regista ad avere la visione d’insieme e quindi a conoscere più profondamente tutto il copione rispetto all’attore, quest’ultimo dal suo canto conosce il proprio personaggio, a volte anche più del regista. Sicuramente la collaborazione e la fiducia è ciò che mi è sempre capitato di ricevere e di dare con gli attori con cui ho lavorato. Tensioni con gli attori non ci sono mai e anche quando ci sono delle discussioni sono sempre professionali, per cercare di completare il personaggio. Fondamentalmente i ruoli sono molto distinti. Il regista viene sempre ascoltato, non per il suo ruolo, ma semplicemente perché ha più informazioni rispetto all’attore. È lui che decide i movimenti di macchina che contano molto nell’interpretazione di un personaggio. A volte un movimento di macchina può essere più importante di una battuta.”.
Il regista successivamente spiega come mai, spesso, predilige l’uso del dialetto nei suoi film: “Sono racconti abbastanza realistici, ambientati in uno spazio e in un tempo che sono quelli di oggi in cui la gente parla in dialetto, o quantomeno ha l’accento dialettale. Poi se il dialetto non è perfetto, perché l’attrice invece di essere barese è napoletana è normale che sia così. Anche Gian Maria Volonté quando interpretava Giordano Bruno non era perfetto. O ad esempio Mina cantava in napoletano in modo imperfetto, ma con tutta l’anima possibile. Secondo me il problema è l’anima, invece il pubblico spesso va a cercare l’imperfezione nel dialetto”.
Infine, Luca Miniero, svela qualche aneddoto accaduto durante le riprese della fiction: “È stato un set particolarmente impegnativo, siamo stati i primi a partire dopo il lock-down totale. Quindi abbiamo cominciato queste riprese con dei protocolli rigidissimi che hanno consentito a noi di non ammalarci. All’inizio c’erano solo 400 casi nazionali, siamo arrivati nelle ultime settimane di riprese, a Bari, con 40.000 casi nazionali. Ovviamente c’era paura, un isolamento totale. Tutto era chiuso intorno a noi. Devo dire che questo ci ha consentito di passare delle serate a giocare a ping-pong, a stare vicini e nello stesso tempo a ritenerci fortunati perché lavoravamo. Però la tensione che tutti gli italiani hanno vissuto sui loro posti di lavoro, l’abbiamo vissuta anche noi, anche perché un set è un posto pericoloso da questo punto di vista. Grazie all’osservanza dei protocolli veramente molto rigidi siamo riusciti a tornare a casa in salute e senza dover interrompere la lavorazione”.