La Giornata Mondiale della Giustizia sociale è stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 62/10 del 26 novembre 2007, per evidenziare gli impegni assunti dall’ONU e dalla comunità globale per la promozione di sistemi economici inclusivi, improntati alla giustizia e all’equità, nel rispetto dei valori democratici di partecipazione, trasparenza e responsabilità. Una ricorrenza che ricade il 20 febbraio di ogni anno.
“Riconosce che lo sviluppo sociale e la giustizia sociale sono indispensabili per il raggiungimento e il mantenimento della pace e della sicurezza all’interno e tra le nazioni e che, a sua volta, lo sviluppo sociale e la giustizia sociale non possono essere raggiunti con l’assenza di pace e di sicurezza o la mancanza di rispetto di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”. Si apre così, al primo punto, la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
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La Giornata Mondiale della Giustizia Sociale si pone quindi l’obiettivo di promuovere principalmente i valori della pace e dell’inclusività, affinché i popoli possano raggiungere, come affrontato nei successivi punti, le pari opportunità universali.
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In un contesto come quello odierno, dove la transizione ecologica punta ad essere la protagonista del secolo, la necessità di creare un piano sociale anche per i paesi in via di sviluppo diviene cosa pubblica e necessaria affinché, vista anche la portata sociale del cambiamento, i popoli possano godere di pari opportunità e dignità.
La crisi pandemica non ha solo destabilizzato i paesi occidentali e quelli asiatici, come la Cina. Il virus si è espanso a macchia d’olio su tutto il globo e le disparità, già presenti, sono solo risalite a galla nel processo di gestione della pandemia e, proprio in questi istanti, della distribuzione delle dosi vaccinali. In Africa il virus miete vittime e le tecnologie non evolute come quelle del nostro continente sono insufficienti nel contrastare l’espansione del virus. Spesso i contagi non vengono nemmeno tracciati e la mortalità incide ancor di più sui giovani. La pandemia ha solo riportato e agevolato le disuguaglianze sociali. La crisi non ha escluso nemmeno l’Europa, dove i posti di lavoro hanno subito un taglio netto, proiettando molte famiglie verso la povertà relativa.
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La disoccupazione rimane una piaga ancora ampia che il processo pandemico ha dilatato. Un argomento che l’Ue sta cercando di riportare al centro della propria agenda politica, così come i Paesi europei che possono sfruttare la spinta del recovery fund.
I recenti avvenimenti sul caso Navalny hanno destabilizzato buona parte dell’opinione pubblica. Il regime Russo, che da anni è considerato da Freedom House “Not free” ha dimostrato ancora una volta di ledere le libertà individuali e in modo sottile ha attuato una repressione, quando le manifestazioni hanno preso piede all’interno del Paese. L’intero ventennio appena passato è stato ricoperto dai conflitti che hanno attanagliato i popoli del medio-oriente. Vittime su vittime, quelle portate dagli attentati terroristici e dagli interventi militari. Nessun risparmio di vite. Il tema dell’immigrazione ha poi, ancora una volta, sollevato i limiti della gestione, sia normativa che umana della questione. I morti in mare hanno raggiunto livelli elevati rispetto al secolo scorso e l’avanzare dei populismi e dei nazionalismi all’interno dell’Ue ha lasciato il passo alla negligenza sull’emergenza umanitaria.
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Solo nel 2020 sono stati uccisi 50 giornalisti e più di 300 si trovano in stato di arresto, in Paesi non in conflitto, un numero che fa riflettere sulla libertà di garantire ancor di più le libertà fondamentali dell’individuo. Nel 2019 l’uccisione della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia aveva provocato un grande tumulto nell’opinione pubblica europea: qualcosa di lontano sembrava in quel caso avvicinarsi anche nel nostro continente, riportando alla mente gravi fasi storiche del nostro Paese.
Una giornata come questa non può che essere un monito per la cooperazione internazionale e la ricerca della pace tra i popoli. E sono tanti i paesi che parteciperanno organizzando conferenze, piccole manifestazioni (ove possibile) e richiami alla cultura, per dar voce all’importanza della giustizia sociale.
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