L’ex ministra delle Finanze nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, è stata nominata al vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). È la prima donna e la prima africana a rivestire l’incarico.
L’Organizzazione mondiale del commercio, abbreviato in OMC (in inglese World Trade Organization, WTO), è un’organizzazione internazionale creata allo scopo di supervisionare numerosi accordi commerciali tra gli stati membri. ha annunciato la nomina al termine della sessione speciale del Consiglio generale, il massimo organo dell’organizzazione, riunitosi oggi in modalità virtuale.
Si tratta della prima donna, e prima africana, ad assumere il ruolo di direttrice generale. Entrerà in carica il 1° marzo prossimo fino al 31 agosto 2025, che potrà essere rinnovato per un altro mandato.
Da direttore operativo della Banca Mondiale ha sorvegliato operazioni per 81 miliardi di dollari. Come ministro delle Finanze della Nigeria ha affrontato il debito da 30 miliardi di dollari del Paese.
Appena nominata Okonjo-Iweala dichiara: “abbiamo bisogno di una WTO forte e vitale, se vogliamo riprenderci completamente e rapidamente dalla devastazione causata dalla pandemia di COVID-19”.
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Chi è la nuova direttrice della WTO
Ha 1,5 milioni di follower su Twitter, fa parte di 20 organizzazioni no-profit, ha 10 lauree ad honorem che si aggiungono al suo dottorato e 20 premi di vario genere. Inoltre, la 66enne nigeriana, ha al suo attivo diversi posizionamenti nella classifica delle 100 donne più potenti al mondo e delle 100 persone più influenti e delle 10 donne più influenti in Africa.
La sua nomina a capo del Wto rimuove certamente uno degli ostacoli chiave al funzionamento dell’Organizzazione, che è stato senza leadership in un momento drammatico di pandemia e di crescente protezionismo. Ma, secondo il New York Times, e della stessa Okonjo-Iweala, nonostante il crescente rinnovamento della Casa Bianca con l’amministrazione Biden, la direttrice del WTO avrà lo stesso molte sfide davanti, soprattutto come arbitro del commercio internazionale.
L’istituzione con un budget di 220 milioni di dollari e uno staff di 650 persone affronta un momento critico e deve essere sottoposto a una necessaria riforma. E molti si chiedono se Okonjo-Iweala sia la donna giusta al momento giusto.
Cresce il divario in questo periodo tra Paesi poveri e quelli più ricchi rispetto alle regole del commercio mondiale. Cresce il consenso sul fatto che l’Organizzazione mondiale del commercio abbia fallito nel contrastare alcune politiche commerciali cinesi, in particolare negli Usa.
La storia di Ngozi Okonjo-Iweala
Quando l’ex ministra delle Finanze aveva sei anni, la Nigeria divenne indipendente dalla Gran Bretagna, era il 1960. È cresciuta in un piccolo Paese nello stato del Delta. I genitori, entrambi accademici, studiavano in Europa quando lei era bambina e quindi venne cresciuta dalla nonna insieme ai fratelli.
A nove anni aveva già imparato a cucinare, tagliare la legna e fare i lavori domestici. La brutale guerra civile con i separatisti del Biafra che dilaniò la Nigeria, mise a repentaglio anche la sua istruzione. “Mangiavo un pasto al giorno e i bambini morivano. Ho imparato a vivere in maniera molto frugale. Dico spesso che posso dormire altrettanto bene su un pavimento di fango o su un letto fatto su misura. Questo mi ha reso una persona che può andare avanti senza alcune cose nella vita, a causa di quello che abbiamo vissuto“, ha raccontato l’anno scorso a Forbes magazine.
Quando la sorella più piccola di tre anni si ammalò di malattia cronica, era Okonjo-Iweala a portarla per tre miglia dal dottore superando folle di centinaia di persone, e facendola passare per una finestra per curarla. Alla fine della guerra, Okonjo-Iweala si trasferì negli Stati Uniti per studiare economia ad Harvard e al MIT (Massachusetts Institute of Technology).
Si sposò con l’amore della sua infanzia all’età di 25 anni e iniziò a lavorare per la Banca Mondiale. Scalò la gerarchia e lasciò soltanto quando divenne ministro delle Finanze in Nigeria nel 2003.
Adesso alla guida del Wto, Okonjo-Iweala dovrà contrastare le proteste contro le conseguenze della globalizzazione e del capitalismo da una parte, e le richieste dei Paesi meno sviluppati, anche quelli della “sua” Africa per il disequilibrio rispetto alla mancanza di peso nelle decisioni in particolare sui sussidi agricoli. Il Wto non firma accordi commerciali multilaterali da anni e la speranza è che ci possa essere qualche patto sulla pesca o sulla giungla dell’e-commerce.
“Il Wto ha bisogno di una faccia nuova, di un outsider, qualcuno che abbia la capacità di fare le riforme e lavorare con i componenti per fare in modo che l’organizzazione esca dalla paralisi parziale in cui si trova”, aveva detto alla Cnn.
E poco dopo la notizia della sua possibile nomina ha twittato: “C’è un lavoro vitale da fare insieme di fronte a noi”.