Dopo il furto nella sua proprietà a Siena durante lo svolgimento dei funerali, si scopre che alcuni cimeli della carriera di Paolo Rossi sono spariti da tempo.
Non c’è pace per Paolo Rossi, morto a 62 anni lo scorso 9 dicembre a causa di un male incurabile contro cui lottava da anni: alcuni cimeli della sua prestigiosa carriera conservati allo stadio Menti di Vicenza, dove il campione del mondo è cresciuto calcisticamente, sono spariti nel nulla. È emerso che il furto risale al 2018, poco prima della vendita all’asta del Vicenza Calcio alla nuova proprietà dell’imprenditore Renzo Rosso, ma il fatto è stato denunciato soltanto un mese fa.
A segnalare alla Procura la sparizione dei cimeli in relazione al furto contro ignoti è stato Nerio De Bortoli, lo stesso che curò il fallimento della società vicentina. Tra i cimeli spariti dallo stadio Menti vi sono: il cartellino che Paolo Rossi firmò con il club nel 1976, quando aveva 14 anni; il documento dei premi-partita e degli incentivi legati ai gol nel suo primo anno al Vicenza; il telegramma con cui ricevette ufficialmente la convocazione della Nazionale per i Mondiali del 1978 giocati in Argentina. Secondo il verbale, i cimeli sarebbero spariti tra metà gennaio e i primi giorni di marzo del 2018.
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Il furto durante i funerali di Paolo Rossi
La notizia della sparizione dei tre cimeli è l’ennesimo sfregio alla memoria di Pablito. Il 12 dicembre, durante la celebrazione dei funerali nella cattedrale di Vicenza, la casa di Siena dell’eroe del Mundial ’82 fu svaligiata dai ladri, entrati da una finestra della cucina. Quando la famiglia Rossi tornò nell’abitazione trovò tutto sottosopra.
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“È stato qualcosa di veramente terribile – aveva raccontato il figlio di Paolo Rossi, Alessandro – abbiamo dovuto fare i conti anche con questo episodio, per il quale è difficile pure trovare le parole”. “Hanno voluto infangarlo anche nel giorno in cui tutta Italia lo piangeva”, aveva invece commentato la moglie del campione, Federica Cappelletti.