Non è più una ipotesi quella che vede la “terra dei fuochi” come causa di tumori, asma e leucemie. Il report dell’Istituto superiore di Sanità ha portato alla luce le connessioni tra roghi e tumori all’interno di un report realizzato grazie all’accordo stipulato nel giugno 2016 tra la Procura di Napoli Nord e Iss.
Gli abitanti di quei luoghi hanno da sempre denunciato le conseguenze che dalla “Terra dei fuochi” da sempre ricadono sulla popolazione. Tra roghi e una situazione che negli anni non ha mai trovato una risoluzione adeguata alla tutela dei cittadini (che chiedono giustizia) e dell’ambiente.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Il maxi-processo sulla contaminazione da Pfas
L’esistenza della Terra dei fuochi è salita alla ribalta a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta dopo le denunce mediatiche da parte di alcuni ambientalisti. Ma fu poi Roberto Mancini, poliziotto che a partire dal 1994, indagò e consegno nel 1996 un’informativa alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sul traffico illegale di rifiuti gestito dalla camorra, in particolar modo dal clan dei casalesi sotto la direzione del boss Francesco Bidognetti. Roberto Mancini morirà nel 2014 a causa del linfoma non Hodgkin che gli era stato diagnosticato nel 2002 per i ripetuti contatti con i rifiuti radioattivi e tossici.
Il dossier dell’Istituto Superiore di Sanità
Il dossier nato grazie alla collaborazione tra la Procura di Napoli nord con l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato il nesso tra i tumori, le malformazioni e delle patologie respiratorie con Terra dei fuochi. Quella che fino a qualche tempo fa era solo un’ipotesi, con delle nette evidenze, oggi, come espresso dal dossier redatto dall’Iss, è realtà. C’è una “relazione causale o di concausa tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati” scrive l’Iss, che dal 2016 ha avviato le ricerche presso quelle terre vittime dell’ostinata ripercussione illegale da parte delle organizzazioni criminali del territorio. La gestione politica ha operato con gravi negligenze aveva detto il PM: “Dalla politica decenni di gravi omissioni, ma i reati sono prescritti”. Le vittime chiedono giustizia, anche per coloro preceduti dalla morte per le gravi malattie contratte.
Il dossier è stato esposto dal procuratore Francesco Greco insieme al procuratore generale di Napoli Luigi Riello e dal presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Grecia: proteste contro il disegno di legge che introduce la polizia nelle università
Nel dossier si evidenzia il fatto, come descritto in una nota della Procura che: “Alcuni comuni, infatti, presentano eccessi di specifiche patologie in termini di mortalità, ospedalizzazione, incidenza dei tumori, prevalenza di malformazioni congenite e di nati pretermine o con basso peso […] Per alcune patologie è stata evidenziata una correlazione con il rischio di esposizione a rifiuti“. Serve un piano epidemiologico per la popolazione, come gli interventi di sanità pubblica per la prevenzione, la diagnosi e la terapia. L’Iss e la Procura chiedono di bloccare le attività illecite e non controllate di smaltimento di rifiuti. Richiamando la necessità di bonificare le aree con i rifiuti e quelle limitrofe che possono aver subito delle contaminazioni.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Le mani delle mafie sull’energia rinnovabile
La questione Terra dei fuochi è una di quelle spine nel fianco nazionale. Le donne si ammalano, così come i bambini e le malformazioni aumentano, così come le leucemie. Sono 38 i comuni coinvolti come comprovato dalle indagini della Procura di Napoli nord: Aversa, Casal di Principe, Casaluce, Cesa, Frignano, Casapesenna, Gricignano, Trentola Ducenta, Lusciano, Orta di Atella, Parete, Sant’Arpino, Carinaro, San Cipriano, Succivo, Teverola, Villa di Briano e Villa Literno per la provincia di Caserta; Afragola, Arzano, Caivano, Calvizzano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano, Grumo Nevano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca per la provincia di Napoli.