I due governi semi-autoritari, hanno da sempre imposto un ferrato controllo sui media tradizionali. Un modo per consolidare il proprio potere. Il rapporto con i social nei due paesi è un argomento spinoso e i due Stati remano in senso contrario a quello dell’Ue.
L’intento è quello di non limitare i contenuti falsi come le fake news e annullando il controllo anche per i comportamenti razzisti e violenti. Una linea profondamente avversa a quella dei paesi dell’Unione europea che sta in gran parte cercando di trovare un punto di incontro tra la libertà d’espressione e la censura.
Le vicende di queste settimana hanno portato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, a criticare il comportamento di Facebook e Twitter che avevano rimosso gli account di Trump dopo gli attacchi a Capitol Hill. Per finire Morawiecki ha proposto l’emanazione di una legge per istituire un “Consiglio della Libertà di Espressione”, quasi un ossimoro in un regime semi-autoritario. Nel caso in cui il consiglio decidesse a favore di un utente bloccato i social network dovrebbero versare una somma che può arrivare fino a 11 milioni di euro, una sanzione quella proposta del primo ministro.
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“Sappiamo che gli anonimi moderatori delle piattaforma censurano spesso opinioni che non violano la legge ma sono semplicemente critiche nei confronti del pensiero di sinistra. Questo crea rilevanti rischi per la liberà di espressione”, questa è stata la dichiarazione espressa dal viceministro polacco della Giustizia, Sebastian Kaleta al Financial Times.
Le recenti vicende
Sei mesi fa Twitter aveva sospeso l’account ufficiale del governo Orbán. Questo aveva procurato una dura reazione dell’esecutivo che si era espressa con parole aspre nei confronti del social network. Quelli di Trump e Orbán sono solo due episodi di censura da parte di un social network nei confronti di un politico di estrema destra. Twitter ha anche sospeso, alcuni giorni fa, un sito di news francese molto vicino a Korwin-Mikke, un deputato polacco, conosciuto per le sue posizioni razziste e omofobe.
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Sia la Polonia che l’Ungheria hanno recentemente accolto dei social network nuovi, ripercorrendo la vicenda Parler, un social poi rimosso dallo store Apple molto utilizzato dall’estrema destra negli Stati Uniti. In Ungheria nel mese di dicembre è arrivato Hundub un social giunto alla fama grazie a Magyar Nemzet, quotidiano vicino agli ambienti governativi.
Con l’arrivo della DSA (Digital Service Act), una proposta avanzata dalla Commissione Ue per intervenire sull’impellente tutela della privacy e la gestione dei social in Europa, la vita di questi nuovi social dipenderebbe comunque dalla nuova legislazione e i paesi come Polonia e Ungheria saranno comunque costretti ad allinearsi per non incorrere in dure sanzioni da parte dell’Unione europea.