Via libera dell’Aifa a due anticorpi monoclonali per il trattamento dei pazienti Covid ad alto rischio di evoluzione negativa dell’infezione. Vediamo i dettagli.
È arrivato l’ok da parte della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco alla somministrazione di due anticorpi monoclonali per il trattamento Covid. Si tratta di quelli prodotti da Regeneron ed Eli Lilly, approvati in corso di sperimentazione clinica come previsto dalla legge quando non esistono alternative terapeutiche valide. Gli anticorpi monoclonali Covid erano già somministrati negli Stati Uniti: si tratta della stessa cura utilizzata da Donald Trump dopo essere risultato positivo al virus.
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Prodotti in laboratorio, gli anticorpi monoclonali sono forme semi-sintetiche degli anticorpi già presenti nell’organismo, il quale li utilizza per avviare la risposta immunitaria in caso di invasione di agenti patogeni come batteri o virus. Legandosi ad essi, riescono a neutralizzare la loro infezione. Tali anticorpi sono parte essenziale di molte terapie mediche, tra cui quelle oncologiche. Quelli per il trattamento Covid sono stati sviluppati in via sperimentale sulla base del plasma di chi ha già contratto il virus ed è guarito, e vengono somministrati per via sottocutanea o intramuscolare.
L’autorizzazione degli anticorpi “artificiali” viene considerata dagli esperti la svolta terapeutica per la cura all’infezione da coronavirus. Essendo creati in laboratorio, possono essere prodotti su larga scala. Funzionano come una vaccinazione “passiva”: riconoscendo la proteina superficiale del virus denominata “Spike”, che è quella che si lega all’organismo, riescono a contrastarla impedendole di ancorarsi alla cellula umana, procedendo alla sua distruzione. La terapia può avere in futuro un ruolo decisivo nelle profilassi in caso di soggetti che non siano in grado di sviluppare anticorpi dopo il vaccino, di quelli ad alto rischio di infezione, o di quelli che hanno già una carica virale.
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Lo svantaggio più significativo degli anticorpi monoclonali Covid è che l’immunizzazione dura soltanto tra le 3 e le 4 settimane, per cui sono necessarie somministrazioni ripetute con brevi intervalli di tempo. L’obiettivo della sperimentazione clinica sarebbe quello di prolungare il loro effetto immunitario per almeno sei mesi. Un altro svantaggio è il costo particolarmente elevato delle dosi. Inoltre l’Aifa ha posto delle limitazioni nella loro somministrazione: ad oggi sono stati autorizzati solo per il trattamento di pazienti in fase precoce e ad alto rischio di evoluzione della malattia, perciò su anziani e persone affette da malattie che aggravano i sintomi del Covid.
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