I servizi segreti italiani, attraverso un documento ufficiale, hanno invitato il governo alla massima prudenza: “I contagi sono sottostimati del 50 per cento”.
I numeri dei contagi non corrispondono alla realtà: è quanto emerge da un dossier dei servizi segreti che, secondo quanto riportato da Repubblica, è finito recentemente sulla scrivania di Giuseppe Conte. La relazione descrive un quadro dell’andamento pandemico completamente diverso da quello narrato negli ultimi due mesi. Secondo l’intelligence italiana, i contagi sarebbero infatti il 40-50 per cento in più rispetto a quelli ufficialmente rilevati dalle autorità.
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Il dossier dei servizi segreti sui contagi in Italia
I servizi segreti hanno voluto mettere in guardia il governo invitandolo alla prudenza. Secondo l’intelligence gli effetti benefici delle restrizioni imposte durante le festività natalizie stanno terminando e le nuove varianti Covid potrebbero portare a “una nuova ripresa incontrollata dell’epidemia”. Ma il problema principale riguarda i dati che da novembre sono ritenuti poco attendibili: la curva dei contagi non si sta abbassando come invece attestano i bollettini ufficiali.
Nell’articolo di Repubblica si legge che gli 007 hanno elaborato un modello matematico predittivo che negli ultimi mesi si è rilevato attendibile. Per esempio il 25 dicembre scorso le previsioni indicavano che entro 30 giorni il numero dei decessi nel Paese sarebbe stato pari a 86.500: il 26 gennaio le morti registrate sono state 86.422, con un errore del solo 0,09 per cento rispetto ai calcoli.
Il modello attuale si basa sulla proporzione tra nuovi ingressi nelle terapie intensive e la quota giornaliera delle persone positive secondo il bollettino giornaliero. I conti però non tornano perché i ricoveri non sono scesi come ci si aspettava in relazione al numero dei contagi. Per questo motivo secondo i servizi segreti il totale dei positivi al Covid è sottostimato del 40-50 per cento.
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Gli errori del monitoraggio
La causa dei numeri dei contagi non corrispondenti alla realtà effettiva risiede secondo i servizi segreti nel calo dei tamponi avvenuto durante lo scorso novembre. Il fatto che le terapie intensive occupate siano rimaste pressoché le stesse, sarebbe il segno che il virus ha circolato più di quanto attestato dai tamponi.
“Osservando le terapie intensive nella parte finale dell’anno – si legge nell’articolo del quotidiano romano che cita il dossier – si può dedurre che vi è stata una fase di ripresa dell’epidemia verso la metà dicembre. Una ripresa che non è stata rilevata né tracciata dai numeri nazionali a causa dei pochi test effettuati in quel periodo”
Il secondo problema del conteggio riguarda l’introduzione dei test rapidi, che ha reso impossibile un confronto con i dati passati: alcune regioni non farebbero neanche distinzione tra il tampone molecolare e quello rapido, con ripercussioni sul calcolo dei valori. “Solo i tamponi di prima diagnosi fotografano la reale situazione epidemiologica, e a partire da metà novembre abbiamo visto un brusco calo di questa tipologia”, ha sottolineato l’intelligence.
Se gli analisti dei servizi segreti dovessero avere ragione, la curva epidemiologica non si starebbe flettendo in modo consistente e di conseguenza andrebbero valutate con prudenza da parte del governo le eventuali riaperture nel Paese.