Il 27 gennaio 1945 venivano liberati i campi di concentramento di Auschwitz: in occasione della ricorrenza, si celebra il Giorno della Memoria per non dimenticare le numerose vittime dell’Olocausto.
Il 27 gennaio ricorre come ogni anno il Giorno della Memoria, dedicato alla commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto. Settantasei anni fa l’esercito sovietico dell’Armata Rossa abbatteva i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, rivelando per la prima volta a tutto il mondo l’orrore di cui si macchiò la Germania nazista guidata da Adolf Hitler.
In occasione della triste ricorrenza, rimasta indelebile nella società moderna, al Quirinale sono previste le celebrazioni ufficiali alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In tutta Italia sono inoltre in programma numerose iniziative per la commemorazione delle vittime, a partire da Rimini, scelta come Città della Memoria 2021, dove è stato organizzato un programma settimanale dedicato a Liliana Segre. Tra gli eventi di maggior rilievo, una mostra online curata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica contemporanea.
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— Quirinale (@Quirinale) January 27, 2021
Data l’emergenza pandemica anche Roma, tramite l’amministrazione comunale, ha organizzato una serie di appuntamenti online, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni all’orrore dell’Olocausto. Milano celebrerà il Giorno della Memoria in streaming: le tradizionali visite al Memoriale della Shoah sotto i binari della Stazione centrale, da dove furono deportate migliaia di persone, avverranno tramite i social attraverso un tour virtuale.
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L’ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre
Le parole di Liliana Segre nella sua ultima testimonianza pubblica risuonano ancora più forte nel Giorno della Memoria. La senatrice a vita, simbolo della memoria del dramma della Shoah, è stata testimone diretta dell’Olocausto, sopravvivendo ai campi di concentramento di Auschwitz. “Mentre ero ad Auschwitz per un attimo vidi una pistola a terra e pensai di raccoglierla, ma non lo feci”, aveva raccontato lo scorso ottobre vicino ad Arezzo, presso la Cittadella della pace di Rondine.
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“Capii che io non ero come il mio assassino – aveva sottolineato – Da allora sono diventata una donna libera e di pace”. Liliana Segre, raccontando la storia della sua deportazione, aveva anche ricordato a tutti che dopo tanti anni il numero identificativo che le era stato tatuato sul braccio è ancora oggi visibile. E visibile è anche il suo immenso dolore: “Mi chiedono se ho perdonato. No, non ho perdonato, non ho questa forza. Come non ho dimenticato”.