La decisione del Comitato Internazionale Olimpico è stata presa: l’Italia dovrà partecipare alle Olimpiadi di Tokio senza inno e bandiera. Tuttavia restano ancora circa 24 ore per evitare la sospensione.
Mercoledì 27 gennaio alle 17.30 la notizia potrebbe diventare ufficiale. Come anticipato da La Repubblica, il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha pronto un documento di sospensione del Coni che impedirebbe all’Italia di partecipare con l’inno di Mameli e la sua bandiera tricolore alle prossime Olimpiadi, in programma a Tokio. La drastica decisione, senza precedenti per il Paese, arriva in seguito alla scadenza del termine per rendere operativa la riforma pro Coni, condizione imprescindibile per poter partecipare ai Giochi olimpici con pieni diritti.
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Italia senza inno e bandiera alle Olimpiadi: come evitarlo
Come sottolineato da La Repubblica, la riforma dello sport nata poco più di due anni fa dal governo Giallo-Verde ha generato un vulnus che la contro riforma di Vincenzo Spadafora non ha mai sanato, comportando così la perdita di autonomia da parte del Coni. Il presidente del Cio, Thomas Bach, negli scorsi mesi aveva esortato più volte il governo a colmare le lacune della riforma “nel miglior interesse del movimento olimpico italiano e dei suoi atleti”, senza però ottenere risultati concreti.
Del decreto relativo al Coni non c’è stata infatti traccia all’interno della Legge di stabilità approvata dal Parlamento lo scorso 30 dicembre. Per evitare l’ufficializzazione della sospensione, che costringerebbe l’Italia a presentarsi alle Olimpiadi di Tokio senza inno e bandiera, resta ancora uno spiraglio di speranza: entro domani, martedì 26 gennaio, occorre approvare un decreto legge che sancisca l’indipendenza e l’autonomia del Coni.
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In caso contrario verrà ufficializzata la sospensione, comportando come effetto collaterale anche lo stop dei finanziamenti del Cio in ottica di Milano-Cortina 2026. In tale circostanza, per partecipare alle Olimpiadi in regola con inno e bandiera tricolore, l’Italia dovrà rendere autonomo il Coni prima dell’inizio dei Giochi, senza però poter cancellare la brutta figura agli occhi del mondo.