Oltre 350 agenti tra polizia, carabinieri e militari hanno dato il via a un’operazione contro l’ndrangheta in tutto il Paese: tra gli indagati anche Lorenzo Cesa, che si è dimesso dalla segreteria dell’Udc.
È partito questa mattina in tutta Italia un maxi blitz contro l’ndrangheta coordinato dalla Procura Distrettuale antimafia di Catanzaro e denominato “Basso profilo”. Impiegati nell’operazione 200 donne e uomini della Direzione Investigativa Antimafia e 170 unità tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, supportati da quattro unità cinofile e un elicottero. Il blitz ha coinvolto non solo boss di primo livello, ma anche imprenditori e politici.
Come riportato da La Repubblica, tra gli indagati c’è anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, la cui abitazione romana è stata perquisita dagli agenti della Direzione Investigativa Antimafia. L’accusa nei suoi confronti sarebbe di concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo braccio destro Francesco Talarico, assessore al bilancio in Calabria, è finito ai domiciliari.
Cesa ha dichiarato di aver ricevuto l’avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017, ma di ritenersi totalmente estraneo ai fatti. “Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente – ha sottolineato – Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura”. Nel frattempo l’esponente dell’Udc ha annunciato le dimissioni dalla carica di segretario nazionale del partito.
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La maxi operazione “Basso profilo” eseguita su tutto il territorio nazionale su richiesta della procura guidata dal magistrato Nicola Grattieri ha portato all’arresto di alcuni dei maggiori esponenti delle più importanti ‘ndrine di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro, come “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri”. In manette anche imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.
Complessivamente sono 13 le persone finite in carcere e 35 quelle per cui sono scattati i domiciliari. Le accuse, a vario titolo, sono di riciclaggio, turbativa d’asta, intestazione fittizia di beni ed associazione mafiosa. Gli indagati sono invece 49. Dall’inchiesta sono emersi movimenti illegali di denaro per oltre 300 milioni di euro e sono stati disposti i sequestri di ingenti beni aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali.
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Il presidente della Commissione parlamentari antimafia Nicola Morra ha espresso tutta la sua soddisfazione per la buona riuscita dell’operazione contro l’ndrangheta: “Un plauso sincero a questo immane sforzo investigativo. Questi arresti dimostrano che lo Stato non solo è presente ma è anche più forte e tenace”.
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