Spettacolare eruzione dell’Etna, che nel corso della notte ha registrato un’intensa attività che ha portato a un nuovo trabocco lavico.
L’Etna ha illuminato la notte con una nuova eruzione. Durante la giornata di ieri, lunedì 18 gennaio, il vulcano si è risvegliato tra tremori, colate laviche e boati. L’attività, confinata nella zona sommitale, è stata visibile anche da molto lontano, fino a Catania e ai paesi dell’hinterland. Le telecamere di videosorveglianza hanno mostrato due flussi lavici distinti: uno verso Est e l’altro verso Nord. Col passare delle ore si è poi registrato un decremento del tremore vulcanico, riportando i livelli a quelli precedenti all’attività eruttiva.
L’Etna è il vulcano attualmente attivo più alto dell’Europa continentale. La sua storia eruttiva ha origini antiche, andando avanti da oltre mezzo milione di anni: tuttavia solo negli ultimi centomila anni il vulcano ha assunto la forma conica che oggi lo caratterizza. Le eruzioni più pericolose sono quelle laterali, poiché potrebbero ricoprire le numerose città che sorgono sulle pendici del vulcano, abitate complessivamente da quasi un milione di persone. La colata lavica della notte è fluita esclusivamente dalla sommità.
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L’osservatorio dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha seguito il risveglio dell’Etna in tempo reale, comunicando passo dopo passo tutti gli aggiornamenti dell’evoluzione dell’attività vulcanica. Verso le ore 19 il tremore vulcanico ha registrato un incremento dell’ampiezza, assieme al tremore infrasonico.
L’intenso trabocco lavico è stato prodotto dal cratere di Sud Est poco dopo le 20, dirigendosi verso la Valle del Bove e raggiungendo un’altezza di circa 2900 metri, ma finendo anche sul lato Nord. Solo poche ore prima gli esperti avevano osservato anche una fuoriuscita di lava dal cratere dello Stromboli. L’attività era stata preceduta nei giorni scorsi da due scosse di magnitudo superiore a 3 alle pendici dell’Etna.
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Questa mattina la nube vulcanica è scomparsa ma nel Cratere di Sud Est permangono sporadiche emissioni di cenere, che sono disperse rapidamente dai venti in quota. Dall’analisi delle immagini dell’Ingv si osserva inoltre che i flussi lavici, confinati in area sommitale, sono in raffreddamento.
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