Parla la figlia di Rosina Carsetti uccisa il 24 dicembre scorso a Montecassiano, nel maceratese. “Non ho ucciso mia madre”.
Durante la trasmissione in onda su Rete 4, Quarto Grado, ha parlato Arianna Orazi figlia della vittima Rosina Carsetti. Arianna è accusata insieme al figlio, Enea Simonetti, e al padre, Enrico Orazi, dell’omicidio della madre. La donna sostiene che ad uccidere Rosina Carsetti sia stato un ladro entrato nell’abitazione: “All’inizio non mi era accorta ci fosse qualcuno, poi mi ha colpito con due schiaffi e legata. Mia mamma si lamentava con le amiche? Era il suo carattere. Era una madre che non ci ha fatto mancare nulla”.
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“Non ho ucciso mia madre, né io né i miei familiari. Era una persona particolare mia mamma, non era una che preparava la cena di Natale o il pranzo di Natale ma preferiva andare a mangiare fuori. Era il tipo di madre che non ti fa mancare nulla. Aveva un’amica sola, le altre erano semplici conoscenti. Io e mio figlio vivevamo con i miei genitori da gennaio scorso. Mia mamma disse che non sarebbe riuscita a portare avanti la casa da sola per questo era felice del nostro arrivo.”.
“Ho sentito un rumore forte, la prima cosa che ho pensato è che mia madre avesse lasciato la finestra aperta. Non sono salita subito, ma comunque ci ho messo poco a salire. All’inizio non ho visto nulla di strano, poi ho ricevuto uno schiaffo, prima uno e poi un altro. Non è riuscito a tramortirmi, mi sono accasciata e non mi sono resa subito conto di quanto accaduto. Quest’uomo mi ha presa di peso e mi ha messo su una sedia. Mi ha sfilato le ciabatte, mi ha sfilato i calzini e uno me l’ha messo in bocca. Accanto a me c’era un’aspirapolvere. Ha tirato il filo dell’aspirapolvere e mi ha legato con esso. In quei momenti ero molto preoccupata per mio figlio Enea, non sapevo quando sarebbe tornato. Quell’uomo aveva gli occhi terribili, non scherzava affatto. Aveva una cuffia di lana ed una mascherina.”
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Gli inquirenti hanno interrogato circa venti persone vicine alla donna, intanto il capo della Procura, Giovanni Giorgio, afferma: “La morte sia conseguente ad una asfissia acuta da compressione delle vie aeree del collo e del mantice toracico, compatibile con un’azione di strozzamento, “ove frequentemente si rilevano strie ecchimotiche e lesioni escoriative da movimenti di reazione da parte della vittima”. A suffragio della suddetta modalità lesiva, vi sarebbe il riscontro, all’esame interno, della frattura di una componente della cartilagine tiroidea con infiltrato ematico bilaterale, unitamente alla presenza di petecchie nella mucosa laringea. Non è affatto vero che la signora Carsetti sia stata pestata a sangue per poi morire”.
Sono attualmente in corso accertamenti tecnici di natura informatica e di natura scientifica (delegati al personale specializzato del Ris di Roma), dopo quelli svolti immediatamente dopo il 24 dicembre dai carabinieri di Montecassiano, Macerata e di Ancona. Anche la Guardia di Finanza di Macerata sta collaborando all’attività investigativa.
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