Con umorismo e fascino, ‘Bye Bye Germany’ è uno dei pochi film che ci racconta la vita dei sopravvissuti all’Olocausto. Il film di Sam Garbarski andrà in onda questa sera su Rai 3 alle 21.20.
I campi di concentramento, le torture subite da ebrei e da minoranze etniche, gli esperimenti inumani e la barbarie dei nazisti, fanno ormai parte del racconto canonico di una delle pagine più nere della Storia: l’Olocausto. Quello che viene raccontato meno, però, è cosa succede dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, cioè quando tutti i sopravvissuti alla Shoah realizzano ciò che è accaduto. ‘Bye Bye Germany’, il film in onda stasera su Rai 3 alle 21.20, con un humor insolito mira proprio a mostrarci un punto di vista differente e inabituale.
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Bye Bye Germany, è una storia vera?
Il film è uscito nel 2017 ed è stato diretto dal regista belga Sam Garbarski. Inspirandosi a Die Teilacher e Machloikes, opera dello scrittore Michel Bergmann, Garbarski, 70 anni e lui stesso figlio di sopravvissuti all’Olocausto degli ebrei tedeschi, ci mostra una pagina di storia sconosciuta ai più.
Ambientato a Francoforte nel 1945-46, il film segue la storia dell’imprenditore ebreo David Bermann (Moritz Bleibtreu) e dei suoi amici che, alla fine della guerra, incominciano a vendere biancheria intima per mettere da parte una cifra consistente di denaro. L’obiettivo è semplice: racimolare il gruzzolo necessario a poter lasciare la Germania verso gli Stati Uniti o la verso la Palestina.
“Se si guarda alla letteratura e al cinema, questo periodo tra il 1945 e il 1955 non è mai stato trattato perché la gente non ne parlava. Era un tabù”, ha detto Garbarski. “I tedeschi probabilmente si sentivano a disagio per quello che avevano fatto e non volevano parlarne”. I sopravvissuti non ne parlavano con i loro figli. I miei genitori non lo fecero, e non ero l’unico. Ho colmato il vuoto e ho lasciato che la storia di Bergmann diventasse la mia storia”.
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I fatti raccontati da Bergmann prima e da Garbarski poi, raccontano la storia di moltissimi ebrei che, con astuzia e ingegno, si sono dovuti creare una scappatoia dalla Germania nazista. L’obiettivo di Garbarski è quello di mostrare come si sentivano i sopravvissuti, “quanto orribile fosse stato per ognuno di loro, per poi avere speranza e ricominciare da capo. Volevo mostrare la forza degli ebrei, il loro umorismo e l’autoironia che ha dato loro la forza di sopravvivere”, ha detto il regista.