Dal 16 gennaio entrerà in vigore il nuovo Dpcm: dopo il vertice della maggioranza, il governo ha avviato il confronto con le Regioni per stabilire i nuovi provvedimenti.
Cresce l’attesa per le misure restrittive previste dal nuovo Dpcm che entrerà in vigore a partire da sabato 16 gennaio. Dopo il vertice tra governo, Regioni, Anci e Upi si capirà quali saranno i provvedimenti da attuare per contenere i contagi ed evitare l’arrivo di una terza ondata.
Nel frattempo sembra essere sempre più probabile la proroga dello stato di emergenza, in scadenza a fine gennaio, fino al 30 aprile. L’ipotesi, ancora da confermare, è emersa durante il confronto tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i capi delegazione della maggioranza, trovando ampio consenso.
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Nuovo Dpcm: le ipotesi sui provvedimenti
Secondo le prime indiscrezioni sul nuovo Dpcm, oltre alla conferma delle fasce di colore giallo, arancione e rosso, dovrebbe essere introdotta dal governo anche una zona bianca, in cui le uniche restrizioni dovrebbero essere l’uso della mascherina e il mantenimento delle distanze di sicurezza.
Le Regioni potranno diventare bianche solo con un indice di contagio non superiore a 0,5 e un’incidenza di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti: in quell’eventualità potranno riprendere tutte le attività come nell’epoca pre-Covid e scomparirà anche il coprifuoco. Ad oggi, secondo i dati dell’ultimo monitoraggio, nessuna Regione italiana riuscirebbe però a entrare nella nuova fascia.
Nelle zone gialle, arancioni e rosse non dovrebbe invece cambiare molto rispetto alle misure restrittive di dicembre. Dovrebbe restare il coprifuoco alle 22, come anche il divieto di spostamento tra Regioni, se non per le classiche esigenze previste fino ad oggi. Le visite a parenti o amici dovrebbero restare consentite un sola volta al giorno. I weekend sempre arancioni, come verificatosi in occasione del 9 e 10 gennaio, dovrebbero invece essere messi da parte.
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Resta da capire se sarà approvata la proposta dell’Istituto superiore di sanità, già avallata dal Comitato tecnico scientifico, in merito all’entrata automatica in zona rossa se i casi settimanali dovessero essere superiori ai 250 ogni 100mila abitanti. Le Regioni sembrerebbero al momento opporsi a tale ipotesi, come confermato dal presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Gli accordi sui parametri per far scattare le tre fasce di colore devono ancora essere raggiunti.