Sono 67 le aree atte ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari. La pubblicazione della mappa si attendeva dal 2015.
Dopo il via libera arrivato sia dal ministero dello Sviluppo economico, sia del ministero dell’Ambiente, la Sogin – la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi – ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) al deposito dei rifiuti nucleari. Le zone individuate sono 67 e si dividono in 7 regioni italiane.
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Depositi nucleari, le 67 aree individuate
Le 7 regioni individuate per la realizzazione del deposito dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Il deposito ospiterà 78mila metri cubi di rifiuti atomici per un investimento complessivo di 900 milioni di euro. La costruzione del deposito genererà oltre 4mila posti di lavoro all’anno per 4 anni di cantiere.
Le aree individuate sono “il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto da Sogin in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti dall’Isin (Ispettorato per la sicurezza nazionale e la radioprotezione), che ha permesso di scartare le aree che non soddisfacevano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell’uomo e dell’ambiente” viene spiegato in una nota diffusa da Sogin.
Dopo la pubblicazione della mappa, attesa dal 2015, ora si aprirà la fase di consultazione pubblica in cui le regioni, gli enti locali e tutti coloro che sono interessati, potranno avanzare proposte e osservazioni di natura tecnica e a cui seguirà un seminario nazionale dove verranno discussi anche i possibili impatti economici del progetto.
La rivolta delle regioni
Alla pubblicazione della notizia, i presidenti delle regioni interessate sono insorti. Per Solinas, il governatore della Sardegna, il fatto che nella regione siano stati individuati 14 siti du 67 complessivi rappresentano “l’ennesimo atto di arroganza e prevaricazione di uno Stato e di un governo che non hanno alcun rispetto per l’Isola e per la volontà chiaramente espressa dal Popolo Sardo”.
Non la pensa diversamente Vito Bardi, presidente della Basilicata, che promette di opporsi con tutte le sue forze “ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale di rifiuti radioattivi”. Sulla Basilicata si è espresso anche il Ministro Speranza che ha ribadito che la regione lucana non sarebbe atta ad ospitare scorie radioattive in quanto le zone individuate dalla mappa sono in zona sismica 2.
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Michele Emiliano definisce il progetto una “scelta irragionevole” mentre i sindaci della Val d’Orcia e della Val di Chiana definiscono la “proposta irricevibile e non negoziabile” alla luce del fatto che il territorio in questione è “patrimonio mondiale dell’umanità Unesco e ad alta vocazione turistica”.