Il procuratore generale egiziano respinge il processo per i 4 responsabili individuati dalla magistratura italiana per l’uccisione di Giulio Regeni.
Resta alta la tensione tra Roma e Il Cairo sul caso di Giulio Regeni. La magistratura italiana, il 10 dicembre scorso, aveva chiuso le indagini contro 4 agenti dei servizi segreti egiziani, indicandoli come colpevoli della morte del ricercatore italiano. La nota diffusa ora dalla procura generale egiziana mette un freno al processo che si deve tenere in Italia. Per l’Egitto il processo a Roma sarebbe, infatti, “immotivato”.
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Il Procuratore generale egiziano Hamada Al Sawi, in una nota pubblicata sulla pagina Facebook dell’istituzione, “ha annunciato che per il momento non c’è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l’uccisione, il sequestro e la tortura della vittima Giulio Regeni, in quanto il responsabile resta sconosciuto“.
Al Sawi rigetta, così, le conclusioni della magistratura italiana che aveva individuato in 4 agenti dei servizi segreti la responsabilità della morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano morto nel 2016, dopo giorni di torture e sevizie. “Il procuratore esclude ciò che è stato attribuito a quattro ufficiali della Sicurezza nazionale a proposito di questo caso” si specifica ancora nella nota.
Per Il Cairo, le prove in mano alla procura di Roma sarebbero insufficienti per sostenere l’accusa di omicidio. Più volte, infatti, è stato ribadito dall’Egitto che i responsabili della morte di Regeni sono da individuare tra i componenti di una “banda criminale” specializzata nelle rapine a stranieri. Secondo Il Cairo, nel covo della banda furono ritrovati i documenti di Regeni, tra cui il passaporto, ma la versione non convinse mai la magistratura italiana.
Con la morte dei componenti della banda, avvenuto nel marzo 2016 in seguito a uno scontro a fuoco con la polizia egiziana, “non c’è alcuna ragione di intraprendere procedure penali circa il furto dei beni della vittima, il quale ha lasciato segni di ferite sul suo corpo” specifica il comunicato.
Nella nota, si presuppone, inoltre, che “parti ostili all’Egitto e all’Italia vogliono sfruttare questo incidente per nuocere alle relazioni fra i due Paesi nel momento in cui questi rapporti avevano avuto ultimamente sviluppi positivi”. Ciò, sempre secondo la procura egiziana, sarebbe provato dalla scelta del giorno del sequestro di Giulio e dal luogo del ritrovamento del cadavere di Regeni.
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Sulla base di quanto già detto, la procura egiziana insiste nel ritenere plausibile “che ci sia un altro lato che non è stato ancora svelato dalle inchieste, come anche l’autore” dell’omicidio del ricercatore italiano.
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