Christopher Willett è morto di Covid il 18 dicembre. Ad ogni fine turno raccontava alla mamma l’indifferenza delle persone: “Mamma a nessuno importa indossare una mascherina”.
La triste vicenda, riportata dal Metro, arriva dal Tennessee, negli Stati Uniti, il paese più colpito dalla pandemia Covid che ad oggi registra 19,1 milioni di casi e più di 333.000 morti.
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Christopher Willett, ragazzo 25enne originario di Knoxville, nel Tennessee, è morto lo scorso 18 dicembre per Covid, nonostante avesse preso tutte le precauzioni per evitare il contagio. Christopher era un ragazzo come gli altri, che amava la vita e il suo lavoro, ma aveva tanta paura del Coronavirus, o meglio, aveva paura dell’indifferenza delle persone.
Il ragazzo lavorava dietro il bancone di una tavola calda della sua città e ad ogni fine turno, quando rincasava, confidava i suoi timori alla madre, Diana. “Ogni giorno mi diceva: ‘Non capisco mamma. Alla gente semplicemente non importa. Ci sono indicazioni ovunque, ma il 90% delle persone che entrano in questo negozio non indossa mascherine'” ha dichiarato la madre della vittima in lacrime.
Christopher non aveva nessuna patologia pregressa, ed era meticoloso nelle precauzioni. Diana Willett racconta che suo figlio si cambiava immediatamente i vestiti e si faceva una doccia non appena tornava a casa dal lavoro perché aveva paura di poter contrarre il virus e di passarlo a lei che è soffre di artrite reumatoide. La sua dedizione al rispetto delle regole era talmente alta che aveva persino regalato dei copricapi personalizzati ai suoi familiari in vista del Natale.
Il 4 dicembre arrivano i primi sintomi: il ragazzo va a fare il tampone e l’esito è positivo. Non sembravano tuttavia sintomi molto gravi. Le sue condizioni peggiorano alla fine dei 15 giorni di isolamento domiciliare: la tosse di Christopher peggiora sempre più, così Diana lo porta immediatamente al pronto soccorso. 5 giorni dopo il suo ricovero, però, Chris muore. I medici hanno spiegato alla famiglia di non essere riusciti a rialzare i livelli di ossigeno nel sangue del ragazzo, sino a quando è arrivato l’infarto.
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Diana ha seppellito suo figlio 2 giorni prima di Natale. “Sono arrabbiata molto perché l’indifferenza delle persone faceva arrabbiare lui, davvero non capiva perché la gente non vuole indossare le mascherine”. Ora, Diana spera che la storia di suo figlio possa servire a far tenere alta l’attenzione sul virus e per far comprendere che il pericolo è in ogni angolo, anche se si prendono precauzioni.
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