Francesco Benigno, il noto attore e regista siciliano ha raccontato la sua difficile vita da bambino in un libro
Una carriera a interpretare il ruolo del cattivo anche se quella carriera, in realtà, non doveva proprio partire. Il noto attore Francesco Benigno (oggi ospite a Italia sì, su RaiUno) nel corso degli anni gli è spesso stato assegnata la parte del delinquente.
Anche quando ha interpretato ruoli “diversi dal cattivo” – come in Palermo – Milano solo andata dove ha vestito i panni del poliziotto Saro Ligresti – non ha mai fatto mancare il suo accento siciliano. Ma il film di lancio su Mary per sempre, il film del 1989 del regista Marco Risi.
Aveva 21 anni e come nelle occasioni più classiche che si presentano nella vita, quel successo è stato per caso perché non doveva interpretare quel ruolo, anzi, non doveva proprio recitare.
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Francesco Benigno, la sua storia in un libro
“Il colore del dolore” di Francesco Benigno porta a casa il gran premio della critica al “Terra di Siena Film Festival” – … pic.twitter.com/zCuwkLXUPf
— redazionesicilmedtv (@sicilmedwebtv) October 6, 2020
Per il casting del film doveva solo accompagnare un amico ma poi fu scelto lui come raccontò in un’interista a Repubblica rilasciata nel settembre scorso. Inizialmente doveva interpretare Pietro, poi Risi volle per lui Natale Sperandeo. E fu una grande fortuna.
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Tra fiction e film oltre settanta presenze ma per Francesco Benigno c’è anche una vita da regista con Il colore del dolore prodotto dall’associazione Mery per sempre. Film a basso costo ma ad alto impatto emotivo per un ragazzo ormai cinquantenne che ha recitato con Alberto Sordi con tanto di complimenti.
Film realizzato grazie anche al contributo diretto degli amici Ficarra e Picone ma nel progetto c’è tanto altro come un libro. Benigno di può infatti definire anche scrittore essendo autore de L’inferno è dietro l’angolo (We can hope editore) con un sottotitolo che spiega molto: La speranza sembra un posto lontano ma non per questo irraggiungibile.
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In quelle pagine la sua storia scritta con il parroco di San Giovanni Bosco a Romagnolo Giuseppe Calderone. Penultimo di tredici figli, orfano di madre a nove anni con un padre preso dal gioco d’azzardo e la voglia di fuggire che vincerà su tutto. Fino alla consacrazione.