Cesare Paladino, il suocero del premier Giuseppe Conte, ha ottenuto la revoca della sentenza di patteggiamento per peculato.
Se prima del Decreto Rilancio della scorsa primavera gli albergatori che non versavano la tassa di soggiorno al comune, come imposto dalla legge, venivano puniti per peculato, adesso il reato è stato depenalizzato: il mancato versamento comporta esclusivamente una sanzione amministrativa che raddoppia o triplica l’importo dovuto.
La nuova norma ha destato numerose critiche e lamentele nei confronti del primo ministro Giuseppe Conte, accusato di aver pensato a una legge “ad personam”. Il riferimento è al suo suocero, Cesare Paladino, che era stato condannato per non aver versato dal 2014 al 2018 la tassa di soggiorno nelle casse del comune di Roma, per un totale di circa 2 milioni di euro.
Il padre della compagna di Conte è infatti un albergatore a capo di un importante gruppo che detiene la proprietà del Grand Hotel Plaza della capitale. Beneficiando retroattivamente della nuova legge, Paladino ha ottenuto la revoca della condanna per peculato, a cui aveva patteggiato.
Ma c’è di più: per lui non è prevista nemmeno la multa perché negli anni dei mancati versamenti la sanzione non era ancora in vigore e oggi non è applicabile poiché “in assenza di una specifica norma transitoria, l’illecito amministrativo si applica ai fatti commessi dopo l’entrata in vigore della norma”. Per questo in tanti hanno definito ironicamente la legge con l’appellativo “salva-suocero”.
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Per far luce sulla vicenda del suocero di Giuseppe Conte, il deputato di Italia Viva e segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi ha presentato un’interrogazione parlamentare. A difendere il premier dalle accuse è stato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: “Il presidente del Consiglio non era a conoscenza della norma prima che la portassi in Consiglio dei ministri, così come io non sapevo della vicenda del Plaza”.
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Franceschini ha ricordato che la depenalizzazione del reato per il mancato versamento della tassa di soggiorno è stata frutto di un dibattito approfondito tra maggioranza e opposizione. “La norma – ha spiegato il ministro – risponde a specifiche richieste delle associazioni di categoria e delle Regioni, presentate a più riprese al Governo e al Parlamento, non solo in questa legislatura”.
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