L’attore Luigi Lo Cascio in un’intervista racconta della morte del padre, un lutto con cui fare ancora i conti: “È qualcosa di sempre aperto”.
Anche l’attore Luigi Lo Cascio, come altri protagonisti dello spettacolo italiano, si scontra in questo periodo con le disposizioni delle norme di contenimento Coronavirus. Teatri e cinema chiusi per lui significa non vivere di quello per cui ci si è battuti fin da giovanissimi. Uno dei più grandi attori italiani, lanciato dal film “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana, Lo Cascio si è fatto apprezzare nell’ultima pellicola di Marco Bellocchio, “Il traditore”.
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Il rapporto di Luigi Lo Cascio con il padre
Nei panni del boss Totuccio Contorno, ha infatti dato prova di grandissime capacità attoriali e forse è il personaggio più caratterizzante di un film accolto dai favori della critica. Ma l’attore, in un’intervista al Corriere della Sera, ha spiegato di essere stato iscritto a Medicina e di essersi scontrato con suo padre, quando decise di lasciare per inseguire il sogno di fare l’attore: “Comprensibilmente, non approvava la mia scelta di lasciare studi che all’epoca erano ‘sicuri’ come Medicina e di mettermi a fare un lavoro considerato precario come l’attore”.
Luigi Lo Cascio sottolinea come sia riuscito poi a convincere il padre delle sue ragioni, con la risata, una battuta, con la scelta di ruoli che gli potessero piacere. E a modo suo, il genitore non gli fece mancare la sua presenza. Ora quel padre venuto a mancare troppo presto è un dolore che non si è mai sopito. “Mio padre è stata una perdita prematura, io e i miei fratelli lo abbiamo perso che aveva solo cinquantasei anni” – spiega l’attore nell’intervista – “È qualcosa di sempre aperto: dovevamo ancora fare tante cose assieme, raccontarci, confrontarci. Anche scontrarci, certo”.