Dopo 106 lunghissimi giorni i 18 pescatori di Mazara del Vallo rapiti in Libia dalle milizie del generale Khalifa Haftar possono tornare a casa: decisivo il lavoro svolto dai servizi segreti dell’AISE, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna.
Partiamo dall’epilogo, dall’annuncio, tramite un tweet da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Buon rientro a casa” scrive il premier sul popolare social network postando la foto dei diciotto marittimi delle motonavi Antardide e Medinea, del comandante del peschereccio Anna Madre di Mazara del Vallo e del primo ufficiale del Natalino di Pozzallo.
Dopo l’annuncio di Conte è tutto un fiorire di tweet e post da parte di esponenti della maggioranza che sostiene il Governo giallorosso. Molti i complimenti per il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, delegato alla soluzione della trattativa. Tweet e post a cui replicano stizziti gli esponenti del centrodestra, Giorgia Meloni in particolare, che in questi quasi quattro mesi hanno sostenuto in prima persona la protesta dei parenti dei pescatori.
Registrata, con soddisfazione, la comprensibile gioia dei familiari: “Provo solo tantissima gioia – ha detto Cristina Amabilino la moglie di uno dei pescatori a Rainews24 – mi hanno confermato che sono sui pescherecci”, è utile capire come sono andati i fatti.
I diciotto pescatori sono stati arrestati, di fatto rapiti, dai miliziani del generale Khalifa Haftar lo scorso 2 settembre. Ai marittimi veniva contestato il superamento delle acque internazionali, superamento mai avvenuto. A questa accusa si era aggiunta quella di traffico di droga.
L’obiettivo dei miliziani era duplice. Sabotare i rapporti diplomatici tra l’Italia e il premier libico Fayez al-Serraj e aprire una trattativa per il rilascio di quattro guerriglieri miliziani vicini ad Haftar. Miliziani condannati a 30 anni di carcere, da scontare in Italia, per la strage di Ferragosto. Quella in cui, nell’estate del 2015, morirono 49 migranti soffocati nella stiva dello scafo che li stava trasportando clandestinamente in Italia. Ed è qui che entra in gioco il ruolo e il lavoro dei servizi segreti italiani. Un lavoro che fino all’effettiva chiusura della trattativa deve rimanere invisibile.
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Operazione come quella messa a segno oggi infatti, non sono condotte in porto dalla politica. La politica per sua stessa conformazione è un potere, oggettivamente limitato, rispetto a veri e propri criminali di guerra come i miliziani di Haftar. Per la riuscita dell’operazione, infatti, è stato decisivo il lavoro oscuro svolto dagli 007 dell’AISI e dell’AISE. I termini della trattativa non sono stati resi noti ma spesso operazioni di questo genere passano per passaggi “inconfessabili”, per l’intelligence quotidiana di centinaia di funzionari che agiscono per settimane, a volte mesi, sottotraccia e sotto copertura. Ma oggi è il giorno della festa, per le polemiche ci sarà tempo.
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