Ivan Ciullo, sono passati cinque anni dalla morte del ragazzo salentino. La famiglia non ha mai creduto al suicidio
Dopo cinque anni la storia di Ivan Ciullo, Dj Navi, ha ancora tante ombre, anzi: più ombre che luci sulla vicenda del 22 giugno 2015 quando il giovane fu trovato impiccato a un albero ad Acquarica del Capo, in provincia di Lecce.
La famiglia non ha mai creduto che Ivan si fosse impiccato e il telefono del 34enne conterrebbe la verità che qualcuno ha cercato di celare. In questi anni il dispositivo è stato setacciato e ma la realtà dei fatti ancora non è emersa. Verità che per la famiglia e Roberto Lazzari, il criminologo incaricato dai congiunti della vittima, è che si tratta di omicidio simulato come suicidio.
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“Mamma mi hai stirato la camicia per stasera?”: I messaggi di Ivan Ciullo prima della festa a cui non è mai arrivato. “Nel suo telefono tante verità”. Qualcuno ha informazioni utili all’inchiesta sulla morte del dj leccese?#chilhavisto→ https://t.co/Kns9pUA7YZ pic.twitter.com/CmAD6L8W7T
— Chi l’ha visto? (@chilhavistorai3) December 1, 2020
Ivan Ciullo, i dubbi sulla morte: cosa non quadra
Almeno un paio di elementi rendono più che strano far credere alla versione del suicidio. Sulla sgabello che sarebbe stato utilizzato per compiere il gesto non c’erano impronte delle sue scarpe e i piedi toccavano a terra. Sulla scena di impronte ce n’erano, ma di altri: qualcuno era nei pressi di quell’albero.
Non corrisponderebbe neanche al filo utilizzato per lo strangolamento l’ecchimosi sul collo e una strana lettera d’addio trovata in tasca indirizzata alla mamma e al papà, scritta al computer, con la grafia che indicava i destinatari che non era la sua.
E poi qual contatto Whatsapp sparito dal suo cellulare prima di morire: un ufficiale della Marina in pensione, un uomo con il quale aveva avuto una relazione. Insomma, tanti, troppi dubbi. E una famiglia che combatte per la verità.
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