Il 1° dicembre 1970 veniva approvata la legge sul divorzio: è la prima vittoria storica delle lotte per i diritti civili in Italia.
Con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato, il 1° dicembre 1970 venne approvata definitivamente la legge n. 898 in tema di “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”. Una battaglia di partiti e movimenti laici e liberali, ritenuta tra le conquiste sociali più importanti del secolo scorso e destinata a cambiare per sempre il volto socio-culturale dell’Italia.
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La legge sul divorzio in Italia compie 50 anni. Una battaglia lunga, che tanto ha diviso l’opinione pubblica italiana, ma che ha portato allo smantellamento dello status quo della società italiana.
Uscita dalla Seconda Guerra Mondiale e diventata Repubblica, l’Italia aveva conosciuto diverse fasi che contribuirono a modificarne letteralmente il volto sociale: dapprima la grave crisi economica, poi il boom economico, poi i moti studenteschi e operai del ’68, infine la nascita del movimento femminista. L’Italia era cambiata e urgevano leggi che andassero di pari passo al cambiamento del tessuto sociale.
Secondo gli storici, dall’unificazione dell’Italia si sono susseguite ben 11 proposte di legge sul divorzio, la prima delle quali risale al 1878. Nessuna di queste arrivò mai a compimento, complice anche la forte opposizione della Chiesa.
Bisognerà attendere il 1965 per vedere la proposta di legge avanzare nel quadro politico italiano. In quell’anno, infatti, il deputato socialista Loris Fortuna propose una legge sui “Casi di scioglimento del matrimonio”, contemplando 5 situazioni possibili. Nel 1968, il liberale Antonio Baslini promuove un’altra proposta di legge sul divorzio che, in Commissione parlamentare, verrà unificata al progetto socialista precedente.
La legge Fortuna-Baslini accende nel Paese un duro dibattito tra il fronte antidivorzista e quello laico divorzista. Lo scontro è accentuato anche dal gioco della stampa che contribuisce a mobilitare di non poco l’opinione pubblica.
La proposta di legge venne approvata dalla Camera con 325 voti favorevoli e 283 contrari. Poi fu la volta del Senato: dopo una seduta durata ben 19 ore, nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre 1970, la proposta divenne legge ed entrò in vigore ufficialmente il 3 dicembre 1970.
All’indomani dell’entrata in vigore della legge, però, la Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani e il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, decisero di promuovere un Comitato per l’Abrogazione della legge sul divorzio tramite referendum. Il Comitato trovava un solido appoggio nella Chiesa che in tutto questo tempo di discussioni e disordini era sempre rimasta ferma sull’indissolubilità del matrimonio.
Il referendum sembrava l’occasione ideale per una rivincita da parte del fronte antidivorzista. Dopo aver raccolto quasi 1 milione e mezzo di firme, il referendum abrogativo si tenne il 12 maggio 1974 e vide la partecipazione dell’88% degli aventi diritto di voto.
Il no vinse con il 59,26% confermando così la legge n. 898/1970. Il risultato sorprendente del referendum fu, per un certo verso, rivoluzionario poiché fotografava un’Italia profondamente cambiata. Quella fu la prima occasione storica che diede il via alla grande stagione dei diritti civili italiani.
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