Se quello che è accaduto nel triennio 2017-2020 tra la Casaleggio Associati e la Philip Morris fosse accaduto ad una qualunque forza politica, diversa dal M5S, avremmo assistito da parte dei simpatizzanti grillini ad assalti all’arma bianca via social e non, ma lo scoop rivelato ieri, 26 novembre, dal quotidiano “Il Riformista” e ripreso con forza, oggi, 27 novembre, da “La Stampa” sta passando decisamente sotto silenzio. I dettagli.
Partiamo dai fatti, veri ed accertati da tutte e due le testate giornalistiche. La Casaleggio Associati, la società di Davide Casaleggio, il figlio del compianto ideatore del Movimento 5 Stelle e proprietaria della piattaforma Rousseau, il deus ex machina del partito pentastellato, ha incassato per generiche consulenza legali 49 fatture dalla Philip Morris la nota multinazionale del tabacco.
Le fatture come riferisce Jacopo Jacoboni su “La Stampa” oggi in edicola sono mensili per importi variabili tra i 40.000 e i 50.000 euro. Tra le altre esistono due fatture datate 14 novembre 2018 e 25 novembre 2019 che il quotidiano di Torino definisce “eccentriche” del valore di 140.000 euro ciascuna. “La somma che fa il totale”, direbbe Totò, è una cifra lorda di 2.379.203,43 euro.
Il tema diventa politico nel momento in cui, i titolari dello scoop giornalistico, sottolineano come, con il M5S al governo, le tasse sul tabacco, in particolare su quello bruciato, siano entrate in un regime estremamente agevolato. Vuoto per pieno le varie riduzioni concesse hanno fatto scendere le accise di circa il 75%. Un affare.
L’accusa de “Il Riformista” è durissima. Il M5S avrebbe avallato, anzi sarebbe parte attiva, di un’azione lobbistica della Casaleggio Associati in cambio dei due milioni di euro finiti nelle cassa della società di Davide. L’accusa è gravissima, infamante ma, passata totalmente sotto silenzio nella narrazione prevalente.
Casaleggio ha minacciato querele verso “Il Riformista” ma non è entrato nel merito delle accuse, anzi conferma implicitamente di aver preso soldi da Philip Morris “non esiste conflitto di interessi perché io non faccio leggi ne firmo decreti”.
Decisamente reticente, infine, l’azienda proprietaria di Rousseau alla richiesta formale, fatta da “La Stampa”, di confermare i pagamenti ricevuti: “Per policy aziendale Casaleggio Associati non rilascia mai informazioni relative ai propri clienti”. Silenzio totale, in parallelo, da parte della Philip Morris alla stessa richiesta.
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Non mancano, ovviamente, le reazioni politiche. Su tutte quella della presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che in tweet sfida il M5S: “Aspetto i commenti dei parlamentari grillini su questo schifo”. Zero reazioni, invece, dalle forze alleate di governo che forse, in altri tempi, come chiosa Jacoboni su “La Stampa” “avrebbero probabilmente attaccato. Ieri invece silenzio”
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