Nella notte italiana a cavallo tra il 23 e il 24 novembre il presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha autorizzato, ufficialmente, la transizione dei poteri al presidente eletto Joe Biden, ma la battaglia legale sull’esito delle Elezioni USA non si ferma: vediamo insieme le prossime mosse del candidato Repubblicano.
Partiamo dalla coda, ossia dalla decisione di Trump di autorizzare la General Services Administration, l’agenzia federale che sovraintende al funzionamento dei vari poteri dell’amministrazione statunitense, di avviare le procedure per consegnare a Biden le chiavi della Casa Bianca.
Trump comunica la decisione con una serie di tweet concatenati nei quali informa di aver “preso una decisione nell’interesse del Paese”. Prega inoltre i propri sostenitori di non “mettere in difficoltà” Emily Murphy, la direttrice dell’agenzia, nell’adempimento del proprio dovere e rende pubblica la nota con la quale informa Biden della decisione presa.
Questa è la parte istituzionale. Poi arriva quella strettamente politica e su quel versante Donald Trump, come detto, non recede di un millimetro. “The Donald” è convinto di aver subito un sopruso, di essere vittima di brogli e lo dice a chiare lettere: “Our case STRONGLY continues, we will keep up the good…” scrive su twitter. Una vera e propria dichiarazione di guerra da combattere nelle Aule di Tribunale. “Il nostro caso continuerà ad essere gestito con forza – la traduzione più o meno letterale del pensiero di Trump – vinceranno i Buoni”
Ma quali frecce ha effettivamente nel suo arco Trump per “ribaltare” l’esito elettorale? Un esito, ricordiamo, che lo vede soccombere per 306 grandi elettori contro 232 e con circa 6.000.000 di voti effettivi in meno. Il presidente uscente agirà su tre versanti. Il primo, tutto politico avvelenare i pozzi dietro di se martellando ad ogni occasione possibile sulla questione brogli. Trump sarà concretamente il leader dell’opposizione con l’obiettivo di ricandidarsi nel 2024. Il secondo, spingere, almeno fino al 14 dicembre giorno della convocazione del Collegio Elettorale, i governatori repubblicani di Arizona, Georgia, Vermont, New Hampshire, Massachusetts e Maryland a nominare grandi elettori trumpiani in barba all’esito ufficiale dei sei stati. Gli stati nel complesso nominano 55 grandi elettori e sono tutti assegnati a Biden. Il terzo, l’extrema ratio aprire la battaglia legale in tutti gli Stati dell’Unione al fine di ricontrollare ogni singolo voto di ogni singolo seggio. Un’operazione che potrebbe durare anni, che ha costi elevatissimi e che potrebbe scalare fino alla Corte Suprema. Ma a Trump non mancano ne il tempo ne i soldi per un’operazione del genere.
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