Non si placa la dura, durissima, polemica tra esperti sugli effetti del vaccino per il coronavirus messo in commercio dai colossi farmaceutici Pfizer e Astrazeneca, è il direttore del Dipartimento di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti a tornare sulla questione dopo le reazioni alla sua intervista rilasciata a Focus Live, il festival della divulgazione scientifica della rivista “Focus”, svoltosi la scorsa settimana al Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
In quel contesto il professor Crisanti ha sollevato dubbi, peraltro ben circostanziati, sui vaccini di Pfizer e Astrazeneca, quelli che da gennaio 2021 saranno in circolazione nel Paese. Crisanti ha contestato la troppo celerità della messa in commercio, il fatto di aver “unificato” le tre fasi classiche di studio di un vaccino e, soprattutto, la mancanza dei dati ufficiali della sperimentazione. “Se dovesse arrivare a gennaio – spiega Crisanti a Focus – io il vaccino non lo farei”
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Apriti cielo. Durissime le reazioni all’intervista di Crisanti da parte di molti membri della comunità scientifica. In particolare da AIFA, l’agenzia italiana per il farmaco e da “virostar” del calibro di Galli e Bassetti. Per non tacere delle stizzite reazioni delle aziende chiamate in causa. Ma Crisanti non ci sta a passare per “disfattista”, “negazionista” e soprattutto “No-Vax” e in una lettera inviata al Corriere della Sera puntualizza.
Tre i temi che il direttore di Microbiologia e Virologia di Padova mette a fuoco. Il primo la validità del vaccino, “ho formulato un concetto di buon senso“. Il secondo la messa in discussione della modalità con cui Pfizer e Astrazeneca hanno comunicato i risultati raggiunti. Il terzo, l’atto di accusa verso colleghi e Cts a suo avviso “incapaci” di fare previsioni compiute.
Durissime le accuse di Crisanti alle aziende produttrici del vaccino, in particolar modo in due passaggi della lettera. “Se le aziende hanno informazioni che giustificano annunci rivolti al mercato finanziario – punta il dito – devono essere rese pubbliche”. Anche in considerazione del fatto che la ricerca, accusa lo scienziato: “è stata largamente finanziata con quattrini dei contribuenti”. E a supporto della tesi ricorda che i dirigenti di Pfizer e Astrazeneca hanno venduto “in modo legittimo” azioni per sfruttare i vantaggi della ricerca.
Molto duro anche l’attacco alla narrazione prevalente e a chi è chiamato a decidere la strategie. “Tra gli indignati – scrive Crisanti – si annoverano alcuni che hanno raccontato che la crisi sanitaria fosse superata”. Chiaro il riferimento a Bassetti. Così come è chiaro il rifermento ai membri del CTS. “Lascio agli italiani e agli storici il giudizio sul loro operato”. Ma, chiude con amarezza Crisanti, “a partire dal mese di luglio il virus ha ucciso circa 15 mila persone e ne ha infettate 1.140.000“. Una strage silenziosa, accusa l’accademico, di cui “non si indigna nessuno”.
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