Adescavano i minori attraverso la piattaforma di gioco Fortnite e poi li invitavano a seguirli in chat private su Tik tok, Instagram e Whatsapp, era questa la modalità di azione di un gruppo organizzato di pedofili che usavano come “testa di ponte” un ragazzo di 17 anni di Rivoli, comune di 50.000 abitanti in provincia di Torino, i pedofili, però non avevano fatti i conti con una mamma molto vigile e soprattutto con la Polizia Postale. Ecco cosa è successo.
I fatti risalgono al periodo del primo lockdown quando l’Italia scoperta “senza pelle” e totalmente disorganizzata nell’affrontare la pandemia da coronavirus Covid-19 ha “chiuso in casa” ragazzi e bambini. La didattica a distanza ha fatto il possibile ma spesso il tempo dei giovani italiani è stato impegnato su cellulari e videogiochi. Un’occasione ghiottissima di azione per i pedofili. Si è creato cosi un sodalizio criminale volto all’uso e alla vendita di immagini pedopornografiche.
Il sodalizio, come detto, agiva utilizzando un ragazzo di 17 anni il quale si presentava alle vittime attraverso la piattaforma di gioco Fortnite. Fortnite è un videogioco sviluppato della sviluppato da Epic Games e People Can Fly e si presenta come un motore grafico capace di generare diversi scenari di gioco. Il gioco che si svolge prevalentemente in modalità online con altre persone.
Dopo aver carpito la fiducia dei bambini il ragazzo di Rivoli li invitava in chat privata e piano piano li convinceva ad inviare immagini pedopornografiche. Il gioco, anzi il reato, è stato scoperto dalla mamma di un bambino di dieci anni che, compresa la situazione, ha allertato le forza dell’ordine. I fatti sono andati avanti da marzo a luglio 2020 tanto che nei server del ragazzo sono state trovate centinaia di immagini e di video. Il 17enne “ricompensava” i bambini con “crediti” su Fortnite e in qualche caso con ricariche telefoniche.
I reati ascritti sono adescamento, minacce, pedofilia e sfruttamento illegale della pornografia. Gli inquirenti stanno chiudendo il cerchio sugli acquirenti del materiale e sui mandanti delle ragazzo di Rivoli. Al vaglio dell’Autorità giudiziaria migliaia di file e di comunicazioni.
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