La morte di Giulio Regeni torna, con prepotenza, al centro della scena politica, nella serata di ieri, 20 novembre, il premier italiano Giuseppe Conte ha comunicato al presidente dell’Egitto Al-Sisi la chiusura dell’indagini e l’avvio del processo contro gli 007 al suo servizio: le prove del complotto sono schiaccianti e l’Italia vuole andare fino in fondo. I dettagli.
Partiamo dai fatti che prendono il via il pomeriggio del 25 gennaio 2016 quando Giulio Regeni invia un sms alla propria fidanzata. Nel testo il giovane ricercatore italiano comunica che sta per uscire di casa per andare ad una festa. Nello stesso istante però, un’amica, su facebook, denuncia di averlo vista portare via con la forza.
In realtà, si scoprirà nelle successive indagini, si è trattato di un vero e proprio rapimento. Il 25 gennaio in Egitto non è una data banale. E’ la data dell’inizio della cosiddetta “rivoluzione egiziana” quella che nel 2011 partì da Piazza Tahir al Cairo e sfociò, dopo aspri scontri, nella destituzione del presidente Hosni Mubarak.
Secondo quanto emerge dalle indagini Giulio Regeni era “accusato” dal governo egiziano di essere una spia e di avere rapporti con il sindacato che si oppone all’attuale capo di stato, il generale Al-Sisi. Il presidente in carica dell’Egitto è salito al potere con un colpo di stato militare attraverso il quale nel 2013 ha destituito il presidente eletto Mohamed Morsi ed ha contratto in maniera netta le libertà e i diritti civili.
Regeni dopo una settimana di indicibili torture, il 3 febbraio 2016, è stato trovato morto in un fosso a poca distanza dalla sede dei servizi segreti locali nei pressi del Cairo. Giulio Regeni aveva 28 anni al momento della sua assurda morte ed era un dottorando presso l’Università di Cambridge. La eco dell’omicidio è stata subito immensa, cosi come immensa è stata l’indignazione. Indignazione che ha portato la giustizia italiana ad aprire un’indagine con al centro l’azione dei servizi segreti dell’Egitto.
Ma la collaborazione alle indagini da parte del Paese guidato da Al-Sisi è sempre stata minima. La scarsa azione diplomatica del governo italiano nel periodo 2016-2018 frenato da debolezza politica e meschini calcoli economici ha fatto il resto, rallentando, non poco, il raggiungimento della verità.
Ora la svolta. Il prossimo 4 dicembre saranno chiuse ufficialmente le indagini ma le prove del complotto degli 007 egiziani contro Giulio Regeni sono già inconfutabili. Il Premier Conte ha cosi deciso di sbloccare lo stallo e ha comunicato al presidente Al-Sisi l’avvio del processo invitandolo a collaborare perché “non c’è più tempo”. La pressione svolta da Palazzo Chigi, senza il diretto coinvolgimento della Farnesina, Di Maio non l’ha presa bene ma si piegherà all’azione del presidente del consiglio, è di quelle importanti.
Conte, infatti, secondo quanto riporta l’edizione oggi in edicola de “La Repubblica” è pronto perfino a ritirare l’Ambasciatore se dall’Egitto non arriverà la dovuta collaborazione. La richiesta è chiara, consegnare alle autorità italiane i militari egiziani responsabili dell’omicidio di Giulio Regeni, per sottoporli a giusto processo. Il dado è tratto
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