Kissinger-Maradona, il 20 novembre 1988 il Segretario di Stato americano vide giocare l’argentino: gara storica ma con un altro protagonista
Il calcio è uno sport che negli Stati Uniti non è mai riuscito molto a far breccia nel cuore degli americani; troppo grandi e importanti le tradizioni del basket, football e baseball. Un americano – non proprio uno qualunque – però, è un grande appassionato del soccer, come lo chiamerebbe lui ed esattamente trentadue anni fa, il 20 novembre 1988, venne in Italia e vide giocare nientemeno che Diego Armando Maradona.
Stiamo parlando di Henry Kissinger, uno degli uomini allora più potenti del mondo in quanto Segretario di Stato a stelle e strisce. Massima espressione del mondo della guerra fredda e della parte di cui l’Italia e gli Stati Uniti facevano parte, quel giorno fu ospite di un italiano che ha contribuito a portare il nome dell’Italia all’estero con le sue auto, Gianni Agnelli.
Al vecchio Comunale di Torino (oggi lo stadio del Toro Olimpico – Grande Torino) si giocò la sesta giornata del campionato di Serie A Juventus – Napoli. L’uomo più potente al mondo vide le gesta del calciatore in quel momento più forte al mondo.
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Kissinger ospite della Juve: finì male per i bianconeri
Insomma, quel giorno a pochi metri di distanza c’erano due assi nei loro rispettivi campi, Kissinger con la politica e Maradona con il calcio. Il Napoli scese in campo con lo scudetto cucito sul petto, il primo della sua storia vinto a maggio. E come tutti i tifosi azzurri ricordano con affetto, Maradona e compagni vinsero per ben 3-5. Cinque gol del Napoli a Torino, questo è memorabile di per sé. Strano ma vero, però, il campione argentino non segnò.
Contro ogni pronostico il primo tempo finì 0-3 per gli ospiti con gol di Carnevale e doppietta di Careca. Fu infatti il brasiliano a prendersi la scena quel giorno. Nella ripresa, dopo che la Juve accorciò le distanze per 2-3, Careca firmò la tripletta. Maradona poi uscì e al Napoli fu assegnato un rigore. Avrebbe calciato sicuramente lui se fosse stato in campo e quindi il compito ricadde su Alessandro Renica.
Il calciatore più forte del mondo (amico di Fidel Castro) che segna sotto gli occhi dell’uomo più potente del mondo. Se fosse successo scrittori e persone con una fervida fantasia avrebbero ricavato un tesoro.
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