Il direttore dell’area di Ricerca e Sviluppo Oncologico di Astrazeneca svela alcuni dettagli sul vaccino che arriverà entro marzo 2021.
Ottime notizie sul fronte vaccino: l’azienda farmaceutica Astrazeneca è pronta a distribuire il suo farmaco sperimentale contro il Covid-19 “entro la fine del primo trimestre del prossimo anno“. Lo ha dichiarato Josep Baselga, direttore dell’area Ricerca e sviluppo oncologico dell’azienda, in un’intervista alla radio catalana Rac1.
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Mentre la pandemia continua a dilagare e la seconda ondata rischia di portare un secondo lockdown in molti Paesi europei, Italia compresa, arrivano buone notizie sul fronte vaccino anti Covid-19. Josep Baselga, il direttore dell’area Ricerca e sviluppo oncologico dell’azienda farmaceutica Astrazeneca, parlando ai microfoni dell’emittente radiofonica catalana Rac1 ha infatti dichiarato che “il vaccino sarà in una fase avanzata di distribuzione entro la fine del primo trimestre del prossimo anno“.
Dunque, la distribuzione del candidato vaccino in questione, Oxford-Irbm- Astrazeneca, potrebbe avvenire già entro marzo 2021. “Abbiamo iniziato a produrre milioni e milioni di dosi di vaccini prima di sapere se funziona perché non vogliamo aspettare sei mesi. All’inizio dell’anno avremo già tre miliardi di dosi” ha spiegato ancora il medico catalano.
Il vaccino sarà distribuito in “tutto il mondo e non solo a singoli stati o in Europa – ha precisato ancora Baselga – sarà venduto a prezzo di costo, circa due euro, e sarà richiesta la somministrazione di due dosi a distanza di 28 giorni“.
La notizia è stata presa ovviamente con grande entusiasmo ma Baselga invita comunque alla cautela: “Il vaccino aiuterà, ma non è l’unica soluzione. Sarà un inverno duro e non possiamo pensare di tornare alla vita di prima”. L’azienda Astrazeneca sta sviluppando nel frattempo anche un “trattamento con anticorpi monoclonali“.
Incoraggiante anche il commento di Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, che ai microfoni di Radio Cusano Campus ha dichiarato che la sperimentazione sta andando molto bene e che “non ci sono evidenze che facciano pensare a controindicazioni dal punto di vista delle età e delle patologie”.
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