Il cantante Morgan contro la Rai: “Mi stanno usando ancora”

Durissimo affondo del cantante Marco Castoldi, in arte Morgan, contro la Rai: “Mi stanno usando ancora, sfruttano le mie parole”.

(Valerio Pennicino/Getty Images)

Il suo “Che succede” sul palco di Sanremo è diventato virale, ma a quanto pare Marco Castoldi, il cantante noto a tutti come Morgan, non ce la fa più e accusa la Rai di essersene appropriata in maniera indebita. Lo fa con un lungo post su Instagram, dove ha 250mila follower, e dove prende di mira il nuovo programma in onda su Raitre condotto da Geppi Cucciari e che si chiama proprio “Che succede”.

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Cosa ha detto Morgan contro la Rai: chi è l’obiettivo della polemica

Morgan fa un esempio: “Immaginatevi un talk show che si chiami ‘Consigli per gli acquisti’. Mi sembra ovvio il riferimento a Maurizio Costanzo, per cui lui dovrebbe almeno essere d’accordo, oppure come minimo venire coinvolto in prima persona”. Chiarisce il cantante: “Anche se il concetto di claim allude ad un oggetto linguistico, anche brevissimo, una sola parola, l’importante è che sia attribuibile ad un inventore, soprattutto eclatante, e se questo inventore è riconosciuto popolarmente come tale è proprio questo il caso”.

Quindi rileva: “Evidentemente a certi autori particolarmente scaltri nel servizio pubblico questo non importa, loro pensano di appropriarsi di un qualcosa che tecnicamente si chiama”. Morgan conclude le sue osservazioni, spiegando ancora: “Si tratta di uno sfruttamento commerciale, perché i programmi sono prodotti commerciali a tutti gli effetti, solo che non è stata avanzata una richiesta al legittimo autore e, lo stesso, non è stato coinvolto. Ma che brave persone…”.

 

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Rai di nuovo approfitta di Morgan, gli manca di rispetto, sfrutta le sue parole ma non lo calcola, così gli procura l’ennesima complicazione , come se non gliene avesse combinate già abbastanza, al generoso e apprezzato (dal pubblico) show man, che è costretto a replicare per chiarire di cosa si tratta prima che il fraintendimento ingigantisca e diventi uno strumento per gettare ombre su un personaggio che invece è luminoso e artisticamente pregiato. Ho appreso che la Rai ha mandato in onda una trasmissione chiamandola “Che succede?” condotta da Geppi Cucciari, come se la gente non sapesse che quella è la frase di chiusura della famosa scena di Sanremo che inizia con “le brutte intenzioni la maleducazione” e finisce, appunto, con il “che succede?”. Basta venire a spasso con me per cento metri a piedi per constatare che chiunque mi incrocia, prima di dire “ciao Morgan”, mi chiede “che succede?”. Ma evidentemente a certi autori particolarmente scaltri nel servizio pubblico questo non importa, loro pensano di appropriarsi di un qualcosa che tecnicamente si chiama “claim” ed è quello che in italiano prende il nome di “slogan pubblicitario”. E anche se il concetto di claim allude ad un oggetto linguistico, anche brevissimo, una sola parola, l’importante è che sia attribuibile ad un inventore, soprattutto eclatante, e se questo inventore è riconosciuto popolarmente come tale è proprio questo il caso. Esempi di claim sono, per esempio, il famoso “allegria!” di Mike Bongiorno o “consigli per gli acquisti” di Maurizio Costanzo. Immaginatevi, infatti, un talk show che si chiami “Consigli per gli acquisti”. Mi sembra ovvio il riferimento a Maurizio Costanzo, per cui lui dovrebbe almeno essere d’accordo, oppure come minimo venire coinvolto in prima persona. Idem per quanto mi riguarda: si tratta di uno sfruttamento commerciale, perché i programmi sono prodotti commerciali a tutti gli effetti, solo che non è stata avanzata una richiesta al legittimo autore e, lo stesso, non è stato coinvolto. Ma che brave persone… C’è però un aspetto passato sottotraccia nella vicenda del “Che succede?” e delle “brutte intenzioni la maleducazione…” e cioè che io non ci ho guadagnat

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