C’erano una volta Mafia Capitale, il Mondo di Mezzo, il “Cecato” e la “Suburra”, c’erano e per la Corte di Appello di Roma ci sono ancora vista la sentenza di condanna a sei anni di reclusione per l’ex sindaco Gianni Alemanno. Vediamo i dettagli.
La notizia è di oggi pomeriggio, 23 ottobre. La Corte di Appello presso il Tribunale di Roma ha confermato la condanna, emessa in primo grado, verso Gianni Alemanno sindaco della Capitale dal 2008 al 2013. L’esponente della cosiddetta destra sociale, prima nel Movimento Sociale Italiano e poi di Alleanza Nazionale, è accusato di corruzione e finanziamento illecito. L’anomalia della condanna è legata al fatto che la Procura generale aveva chiesto la derubricazione del reato ed una condanna a 3 anni e mezzo. Da sottolineare che la Cassazione, per lo stesso reato, ha condannato tutti gli imputati “solo” per il reato di “traffico di influenze”. Lo stesso livello della Giustizia italiana ha stralciato tutte le condanne per mafia a carico dei principali protagonisti della vicenda ossia Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Con questa sentenza, in sostanza, si condanna Alemanno per corruzione ma viene a mancare il soggetto che loa avrebbe corrotto. Gli avvocati di Gianni Alemanno, Pietro Pomanti e Filippo Dinacci, hanno annunciato il ricorso in Cassazione sulla specifica sentenza.
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Gianni Alemanno, presente in aula alla lettura del dispositivo si è detto “sconcertato dalla sentenza” ed ha poi affidato alla propria pagina Facebook un durissimo sfogo. Tre i punti salienti del ragionamento dell’ex sindaco di Roma. Il primo: “Non si vuole accettare che Mafia Capitale non esiste”. Le sentenze, passate in giudicato, dicono questo. Il secondo: “La Corte d’Appello ha ignorato le più elementari regole del diritto”. Il terzo è invero estremamente polemico. Si centra sul fatto che la Corte di Appello, secondo Alemanno, “ha agito su un teorema” ed ha “inutilmente infangato la nostra Capitale per dei fatti di corruzione molto meno rilevanti” rispetto alle vicende del Mose di Venezia e dell’Expo di Milano.
In soccorso della tesi di Gianni Alemanno e avverso alla sua condanna arrivano le parole di uno dei protagonisti della cosiddetta Mafia Capitale, Salvatore Buzzi: “E’ risaputo che Alemanno sia innocente. Lo so io e lo sanno tutti”. A meno di otto mesi dalle elezioni che dovranno scegliere il terzo successo di Gianni Alemanno alla guida del Campidoglio, la Giustizia italiana, non riesce ancora a fare luce, in maniera definitiva, su quanto accaduto a Roma negli anni dieci del nuovo Millennio.
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