Lockdown a Natale per rallentare la curva di crescita dei contagi da coronavirus Covid-19. Secondo Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova è “nell’ordine delle cose”, di contro il Premier Giuseppe Conte si affretta a spargere serenità e a smentire: “Mi sento di escludere nuovi lockdown nazionali”. Ma cosa accadrà per davvero sotto le Feste e, soprattutto, cosa prevede in tal senso il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio, il Dpcm varato il 13 ottobre. Vediamo il dettaglio.
Il presupposto è nel piano, di 123 pagine, messo a punto dal Comitato Tecnico Scientifico, il Cts di concerto con Ministero della Salute e la Conferenza delle Regioni. Il piano è stato sottoposto al Premier Conte e al Ministro Roberto Speranza ed è uno degli architravi del Dpcm. Il piano è arrivato su tutti i tavoli di competenza ed è stato reso noto dal quotidiano “La Stampa”. Vediamo i dettagli.
Il quotidiano di Torino segnala che la situazione è ancora estremamente complicata e che, come detto esplicitamente anche da Conte, il sistema di rilievo dei contagi indicherà “dove attuare chiusure circoscritte localmente”. E’ il piano del Cts ad indicare come fare. Il lockdown locale scatta quando l’indice R con t (Rt), il parametro che indica “la riproducibilità del virus in un dato momento” e in presenza di determinate misure, sarà in una cifra a cavallo tra l’1,2 e l’1,5. Ad oggi, 14 ottobre, i territori che si avvicinano a questi numeri sono alcuni comuni e province della Regione Lazio, la Regione Campania, la Regione Veneto, la Regione Basilicata e la Regione Sicilia. Allerta anche in Lombardia. La spia è accesa e con l’attuale curva di crescita non è difficile che a Natale in queste cinque regioni possa scattare il lockdown.
In questo contesto gli scenari descritti dal Cts e recepiti dal Dpcm prevedono chiusura o netta limitazione dell’orario di apertura di bar e ristoranti. Ricorso alla Didattica a distanza per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado e dell’Università. E inoltre, interruzione di alcune attività produttive e restrizioni della mobilità. Il ritorno al lockdown nazionale è previsto solo nel caso in cui la
“trasmissibilità del virus sia sostenuta e diffusa” mettendo così a rischio la tenuta del sistema sanitario nazionale.
Il piano del Cts indica, infine, anche tre medicinali che vanno messi in magazzino il prima possibile perché utilissimi in caso di nuovi lockdown, siano essi parziali o nazionali. Sono il remdesivir, l’antivirale che si è rivelato efficace nei pazienti contagiati e con polmonite annessa. Le eparine utili contro le trombosi e il desametasone, un vecchio e quasi fuori commercio antinfiammatorio che ha ridotto la mortalità quando usato sui pazienti in gravi condizioni.
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