Chi è Annalisa Malara, l’anestetista che la sera del 20 febbraio 2020 diagnosticò insieme allo staff dell’ospedale di Codogno il primo caso di Coronavirus in Italia.
Annalisa Malara è il medico anestetista protagonista di una pagina importante per il nostro Paese. Era il 20 febbraio 2020 quando intuì che il paziente Mattia Maestri, ricoverato all’ospedale di Codogno con una polmonite leggera ma resistente alle terapie, era affetto da Coronavirus.
Leggi anche -> Coronavirus, nel DPCM di ottobre stop a calcetto e feste private: arriva il coprifuoco
Chi è il medico anestetista Annalisa Malara
38 anni, cremonese ma con profonde radici calabresi. Annalisa Malara è un medico anestetista e il suo nome è balzato agli onori della cronaca perché è stata colei che, prima fra tutti, ha intuito che la polmonite che aveva colpito Mattia Maestri, in realtà, era qualcosa di ancora ignoto in Italia: il Coronavirus.
Nata il 19 gennaio 1982, ha studiato all’Università di Pavia e, dopo la laurea in Medicina e la specializzazione in Anestesia e Rianimazione, è entrata in servizio presso l’ospedale di Vigevano, nel 2012, prima di passare a Lodi (dove vive) e poi a Codogno.
E’ molto riservata e della sua vita privata fuori dalla corsia si sa veramente poco. Quello che si sa per certo è che, in passato, Annalisa ha praticato molto sport, dividendosi tra più passioni, come l’equitazione, l’atletica e il calcio.
Per la sua intuizione sul “Paziente 1” italiano, ha ricevuto il premio speciale “Rosa Camuna 2020” dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ed è stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana da Sergio Mattarella.
Annalisa Malara: ecco come individuò il paziente 1
Era la sera del 20 febbraio 2020 quando arrivò la notizia che nessun italiano avrebbe mai voluto sentire: accertato il primo caso di Coronavirus in Italia. Il paziente 1, Mattia Maestri, è un 38enne di Codogno che si era presentato in ospedale con una polmonite grave. Stranamente, quella polmonite resiste alle cure di prassi e diventa sempre più acuta. Una situazione quasi surreale che ha portato il medico anestetista, Annalisa Malara, ad insospettirsi.
In un’intervista rilasciata a La Repubblica il medico Malara ha dichiarato: “Quando un malato non risponde alle cure normali, all’università mi hanno insegnato a non ignorare l’ipotesi peggiore. Mattia si è presentato con una polmonite leggera, ma resistente ad ogni terapia nota. Il mio dovere era guarire quel malato. Per esclusione ho concluso che se il noto falliva, non mi restava che entrare nell’ignoto. Il coronavirus si era nascosto proprio qui”.
“Ho chiesto alla moglie se Mattia avesse avuto rapporti riconducibili alla Cina. Le è venuta in mente la cena con un collega, quello poi risultato negativo” ha spiegato ancora. Annalisa e i suoi colleghi chiedono l’autorizzazione per un tampone, qualcosa che la prassi non prevedeva. La sera del 20 febbraio, arriva la risposta dall’ospedale Sacco di Milano: Mattia è positivo. Un’intuizione quella di Annalisa e del resto dello staff dell’ospedale di Codogno che ha permesso all’Italia e il resto dell’Europa di tentare di rallentare l’epidemia.