Ginevra si colloca al primo posto per il più alto salario minimo garantito: 4mila euro lordi. Le cifre parlano chiaro, così come il risultato ottenuto in seguito al referendum popolare approvato dagli elettori svizzeri, con un consenso di circa il 60% di voti a favore.
Mentre in Italia la misura è osteggiata sia da Confindustria che dai sindacati, gli abitanti del cantone di Ginevra hanno approvato con un referendum popolare l’introduzione del salario minimo garantito di CHF 23 l’ora, circa 21 euro che al mese considerando le 41 ore settimanali previste in Svizzera fanno oltre 3.600 Euro. Nel nostro Paese il salario minimo garantito è stato fissato per il 2019 a 9,19 Euro l’ora (corrispondenti per il tempo pieno a 1557 Euro mensili) che nel 2020 sarebbe dovuto arrivare a 9,35 Euro.
“Con meno, non si potrebbe vivere”, affermano sindacati e partiti di sinistra che hanno portato avanti l’iniziativa popolare e che oggi si prendono una piccola vittoria dopo che il referendum per il salario minimo di 22 franchi l’ora non passò a livello nazionale nel 2014. Ginevra diventa, quindi, il terzo dei 26 cantoni della Svizzera a introdurre un salario minimo, a cui si aggiungerà all’inizio del prossimo anno il Canton Ticino.
La paga oraria minima è una misura progettata per “combattere la povertà” e “rispettare la dignità umana”, soprattutto in seguito alla pandemia ed è stata approvata da quasi il 58% degli elettori. Il costo della vita in Svizzera è molto elevato, in particolare a Ginevra, la terza città più care al mondo dove vivere, messa anch’essa in ginocchio dal coronavirus che ha affossato turismo e viaggi di lavoro, facendo crescere esponenzialmente i cittadini costretti a rivolgersi alla banca del cibo per sopravvivere.
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“Covid ha dimostrato che una certa parte della popolazione svizzera non può vivere a Ginevra […] 4.000 (franchi svizzeri) è il minimo per non scendere al di sotto della soglia di povertà e trovarsi in una situazione molto difficile”, ha detto Michel Charrat, presidente del Groupement transfrontalier européen. “La misura andrebbe a vantaggio di 30.000 lavoratori a bassa retribuzione, due terzi dei quali donne”, ha agguinto Charrat.
L’aumento approvato entrerà in vigore il 17 ottobre 2020.
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