Era conosciuto come il “paziente di Berlino” ed è stata la prima persona al mondo a guarire dal virus dell’Hiv. E’ morto dopo una lunga battaglia contro la leucemia. Aveva 54 anni.
“E’ con grande tristezza che annuncio che Timothy è morto…assistito da me e dagli amici”: con un post Facebook, Tim Hoeffgen ha annunciato la morte del suo compagno Timothy Ray Brown, la prima persona al mondo ad essere guarita dall’Aids. Combatteva da tempo contro un cancro. Aveva 54 anni.
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Timothy Ray Brown, il “paziente di Berlino”, è morto nella sua casa di Palm Springs, in California, all’età di 54 anni. A darne notizia sui social, il compagno Tim Hoeffgen che in un post Facebook qualche giorno fa aveva già specificato che “non muore di Hiv, le cose siano chiare”. “Negli ultimi sei mesi, Timothy aveva vissuto con una recidiva di leucemia” – ha precisato, infatti, la Società internazionale sull’Aids – “rimanendo comunque immune al virus dell’Hiv”.
Una vicenda, la sua, che ha dato al mondo intero la speranza che una cura vera dell’Aids è possibile anche se difficile da replicare su larga scala. La storia inizia nel 1995 a Berlino dove Timothy, americano, vive e lavora come traduttore. Scopre di essere stato infettato dal virus dell’Hiv e incomincia una lunga cura a base di farmaci antiretrovirali. Nel 2007, però, gli viene diagnosticato anche un cancro, una leucemia mieloide acuta. Quest’ultima diagnosi è un ennesimo colpo duro da digerire ma sarà, in realtà, il punto di svolta della vita di Brown.
Il medico dell’Università di Berlino, Gero Hutter, decide di tentare una strada nuova per Timothy: il trapianto. I trapianti erano già noti per essere un trattamento efficace per la cura alla leucemia, Hutter, però, decide di provare a curare anche l’infezione da Hiv. Nel 2007, Brown viene sottoposto per la prima volta ad un trapianto di cellule staminali provenienti da un donatore con una rara mutazione genetica – chiamata gene Ccr5 – che porta con sé una resistenza naturale all’immunodeficienza.
Questo primo trapianto ha avuto successo solo in parte: il virus dell’Hiv sembrava essere scomparso, ma la leucemia no. Nel 2008, Timothy si sottopone ad un secondo trapianto e questa volta sembra funzionare: guarisce da entrambe le malattie e non dovrà più sottoporsi alla terapia antiretrovirale. Nel 2010, Timothy – conosciuto fino ad allora come “il paziente di Berlino” per tutelare il suo anonimato – decide di divulgare il suo nome: “Sono la prova vivente che si può guarire dall’Aids” – dirà in una conferenza della Società internazionale sull’Aids nel 2012 – “E’ magnifico essere guarito dall’Hiv”.
“Abbiamo con Timothy e il suo medico, Gero Hutter, un debito di gratitudine per aver aperto agli scienziati la prospettiva che una cura dell’Hiv è possibile”, ha detto il professore Adeeba Kamarulzaman, presidente della Società internazionale sull’Aids. Quella di Brown è sicuramente una storia di speranza, ma, purtroppo, è difficile da replicare.
Secondo un’analisi della Bbc, infatti, la cura utilizzata con Timothy e successivamente con Adam Castillejo – conosciuto anche come il “paziente londinese” – “rimane principalmente un trattamento contro il cancro ed è troppo rischiosa, aggressiva e costosa per essere usata di routine”.
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