La giornata mondiale dell’Alzheimer si celebra il 21 settembre come dal 1994 e mai come oggi, durante una pandemia, è particolare
Da quando dalla scorsa primavera erano stati presi provvedimenti per contrastare la diffusione del coronavirus, fu chiaro da subito che si sarebbero state delle gravi ripercussioni neuro-psicologiche dovute alla reclusione obbligatoria.
Tra chi ha sofferto particolarmente e ha subito un maggiore impatto ci sono le persone affette dall’Alzheimer, una delle malattie di demenza generativa più comune al mondo della quale oggi ricorre la Giornata mondiale. Ancor di più l’ha patito chi in quel periodo viveva la malattia nella sua fase iniziale.
Un male neurodegenerativo che sta diventando una vera e propria piaga sociale soprattutto in quei paesi come l’Italia dove l’età media avanza sempre di più.
Ma tra le condizioni rese più difficile dall’emergenza coronavirus, la ricerca va avanti in tutto il mondo e tra mille difficoltà tiene accesa sempre la luce della speranza di trovare la cura giusta.
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Giornata mondiale dell’Alzheimer, su cosa punta la ricerca
📌 L’#Alzheimer è una malattia neurodegenerativa cronica a decorso progressivo di cui soffrono oltre 500mila persone solo in #Italia.
🗓 Oggi è la Giornata mondiale della malattia di Alzheimer: un morbo non ancora curabile, ma che può essere accompagnato nel suo decorso. pic.twitter.com/U4ltvgA0Bk
— Istituto Auxologico Italiano (@TwittAuxologico) September 21, 2020
Una speranza potrebbe essere da aducanumab un anticorpo monoclonale Food and Drug Administration americana (FDA, l’agenzia per gli alimenti e i medicinali), l’organizzazione che si occupa di regolamentare questi tipi di prodotti che nel marzo 2021 dovrebbe pronunciarsi dando giudizio sul farmaco sviluppato da Biogen e Eisai.
Altro punto cruciale in questa lotta si chiamano biomarcatori ossia le diagnosi precoci che tramite la Pet possano far emergere i primi passi della malattia e intervenire tempestivamente.
Altro campo su cui si sta lavorando è la terapia sul Rna (molecola che converte le informazioni genetiche del Dna). L’obiettivo è quello di provare a reprimere la produzione della molecola Tau che partecipa allo sviluppo dell’Alzheimer.
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